“Rebel Ridge”, combattiamo la corruzione – Libération
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“Rebel Ridge”, combattiamo la corruzione – Libération

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Thriller

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Jeremy Saulnier dirige un thriller poliziesco corrotto che non è così arido come ci si aspettava, ma è abbastanza acuto e politicamente sottile da distinguersi dagli altri.

Un uomo va in bicicletta in una cittadina nel nord della Louisiana, armato di una somma di denaro destinata a pagare la cauzione per il cugino, incarcerato per un reato minore di possesso di erba. Il rimbombo metallico pesante nelle sue cuffie gli impedisce di reagire alle sirene della macchina della polizia che lo insegue. Segue un controllo muscolare durante il quale Terry, il cui colore della pelle non gli consente di essere insubordinato, vede la sua mazzetta di denaro volare via con dubbie giustificazioni di protocollo, nascondendo a malapena i trucchi sporchi dell'ambiente. Il cugino attende un imminente trasferimento in una prigione di stato dove le sue passate testimonianze contro un mafioso gli promettono un destino terribile: se vuole salvarlo, Terry ha solo pochi giorni, o anche poche ore, per recuperare i suoi soldi, smantellare la corruzione locale, attaccarlo con la forza o, più probabilmente, un mix di tutte queste cose.

Sub-Rambo placido

L'improbabile “mix metal” (Iron Maiden, Bad Brains) che gli satura le orecchie non è solo un dettaglio: un modo di risvegliare dolcemente i precetti del precedente film di Jeremy Saulnier, il graffiante Stanza verde, slasher rurale che contrappone una band hardcore in tour a una gang di skinhead dell'Oregon. Questo si apriva già con l'irruzione e l'ingresso di un campione punk in una piccola roccaforte nelle profondità americane. Un modo, in entrambi i film, di opporsi alla violenza simbolica di una musica

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