Grégoire mi ha scritto questa settimana dopo avermi sentito alla radio QUB preoccuparmi per la salute mentale dei giovani quebecchesi. Greg ha 17 anni. È l’esempio perfetto di un giovane che vaga da anni nei labirinti del sistema, senza poter ricevere servizi di salute mentale.
La sua ansia, non ha altra scelta che gestirla da sola. Recentemente si è trovato davanti alla porta di un’aula del CEGEP ed è stato preso dal panico. Nella sua testa, le cose iniziarono a girare. Lo spazio si è ridotto. Rimase lì, davanti a quella porta, chiedendosi cosa stesse succedendo. “Il mio problema con l’ansia è che non si manifesta finché la mia bolla non scoppia, finché non trabocca. È come se aspettassi che mi esploda in faccia ogni volta.
Non è colpa tua, Greg. Tutto va velocemente quando ti prende il panico. Vogliamo fonderci con il pavimento. Scomparire. Lo so. Ho già sperimentato tale sgomento. Molte persone intorno a me lo sperimentano.
Nessuno che possa aiutare
Greg si porta dietro la sua ansia fin dall’infanzia, come un grosso sacco di sassi che gli impedisce di andare avanti. Alle elementari uno psicologo gli prescrisse degli antidepressivi. Lo ha aiutato. Ma la sua ansia ha preso il sopravvento quando ha raggiunto la scuola superiore. Era il 2020, l’anno del COVID.
Da allora, Greg ha cercato invano aiuto per la salute mentale. Sballottati da un CLSC all’altro, da un assistente sociale all’altro. Si esaurisce alla ricerca di risorse. Anche i suoi genitori. Sua madre scandaglia la rete pubblica. Trovare un appuntamento semplice sul sito Santé Québec è un’impresa. Grégoire, dal canto suo, guarda al settore privato. In pochi giorni poté vedere uno psicologo per 120 dollari l’ora. Durò un’estate, per mancanza di soldi.
Vuoi morire?
Greg deve ancora trovare qualcuno che si prenda cura di lui. Nessuno a cui aggrapparsi davvero. A corto di opzioni, sa che deve solo dire che vuole agire in modo che, forse, le persone siano interessate a lui. Ammettilo, è patetico. Che messaggio per la nostra bella gioventù. “Dì che vuoi morire, poi ti troveremo qualcuno nel sistema!”
Tel-jeunes ha lanciato questa settimana l’allarme sul preoccupante aggravamento del disagio dei nostri giovani e dei loro genitori. Bambini di 6 anni prendono il telefono e gridano aiuto, pensi che sia normale?
Nel 2024 Tel-jeunes ha ricevuto più di 30.000 richieste di aiuto, il 40% per problemi di salute mentale. Il numero di giovani con pensieri suicidi è raddoppiato.
L’altro giorno, al CEGEP, un’assistente sociale ha visto Greg per dirgli che non poteva aiutarlo. Altro rinvio in lista d’attesa, altro fallimento.
Greg non tornerà a scuola a gennaio. Risponde.
È questo ciò che vogliamo? Giovani ai piedi di un grande buco nero?
Greg, mi dispiace tanto che tu stia attraversando tutto questo. Mi dà la nausea. E questo mi fa arrabbiare.
Incarni il palese fallimento del nostro sistema nel sostenere i giovani in difficoltà.
C’è un ministro che l’accenderà?