Insospettiti sulla rappresentatività del nuovo potere di transizione siriano, gli occidentali sono preoccupati anche per i rischi di spartizione della Siria, una settimana dopo la caduta di Bashar Al-Assad, rovesciato dai ribelli islamici di Hayat Tahrir Al-Sham (HTC). I capi di Stato e di governo del G7, riuniti in videoconferenza venerdì 13 dicembre, erano preoccupati per questo sviluppo, sotto la duplice pressione dei combattimenti tra fazioni locali e dell'intervento di due vicini della Siria: la Turchia, che la spinge pedine nel nord del Paese, con l’aiuto dei suoi ausiliari siriani, e Israele, che ha occupato una nuova parte delle alture di Golan, nel sud.
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“Esortiamo tutte le parti a preservare l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Siria e a rispettarne l’indipendenza e la sovranità”aveva già messo in guardia il giorno prima i paesi del G7. Quanto ad Antony Blinken, il Segretario di Stato americano, in visita giovedì in Giordania e venerdì in Turchia e Iraq, ha giudicato “davvero importante”in riferimento alle iniziative militari di Israele e Turchia, lasciamo fare a tutti “per evitare di innescare nuovi conflitti”.
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