Secondo Fabrice Balanche, specialista in Siria, stiamo assistendo a una recrudescenza della violenza di Daesh soprattutto nelle zone controllate dai curdi.
Pubblicato il 13/12/2024 11:23
Aggiornato il 13/12/2024 11:23
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Dovremmo temere una rinascita dello Stato Islamico? Con la caduta del regime di Bashar al-Assad, in Siria inizia un nuovo periodo di incertezza. Il nuovo potere a Damasco, dominato dagli islamici radicali del gruppo Tahrir al-Sham (HTS), ex ramo di Al-Qaeda, dovrà affrontare innumerevoli sfide per ripristinare un Paese senza sangue e traumatizzato.
Perché nonostante la caduta dello pseudo-califfato Daesh nel 2017 in Iraq e nel 2019 in Siria, i jihadisti dello Stato Islamico non sono mai scomparsi del tutto. Hanno persino iniziato a ricostituire cellule clandestine e potrebbero trarre vantaggio dall’instabilità emergente in una Siria traumatizzata e divisa.
“Ci sono attacchi costanti contro le forze democratiche siriane. Attaccano le autocisterne che trasportano petrolio. Ricordiamo, nel 2022, l’attacco al carcere di Hassakeh da parte di Daesh. Ci sono volute ancora tre settimane, un mese, per riuscire a superarlo…“, sottolinea Fabrice Balanche, accademico specializzato in Siria presso l'Università di Lione II, che constata una recrudescenza della violenza di Daesh nelle zone controllate dai curdi.
“C'è una nuova generazione di combattenti che si sta unendo a Daesh: non sono jihadisti stranieri ma giovani siriani inattivi, frustrati, impoveriti, analfabeti perché dopo 13 anni di guerra, ovviamente, non sono stati a casa.” non hanno orizzonte lavorativo, né futuro…”
Fabrice Balanchesu franceinfo
Il pericolo di una rinascita dello Stato Islamico è tanto più grande in quanto la Turchia, vicina al nuovo potere di Damasco, non nasconde il suo desiderio di distruggere l’amministrazione curda semi-autonoma, simbolo della lotta anti-Daesh.