Ogni primavera ci si chiede quando comincerà a sciogliersi la neve e in particolare se, a seconda della quantità d’acqua prevista, ci sarà il rischio di inondazioni. I ricercatori dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF) hanno utilizzato dati satellitari ad alta risoluzione per rendere più accurati i loro modelli di previsione. La sfida è che il manto nevoso inizi a sciogliersi al momento previsto.
L’idrologo della neve Bertrand Cluzet, del servizio operativo di idrologia della neve (OSHD) dell’FSL, ha analizzato i dati dei satelliti radar dal 2017 al 2021 e ha ricavato informazioni concrete per sapere se era presente o meno acqua liquida nel manto nevoso. Ha incorporato queste informazioni nei modelli.
A questo scopo Bertrand Cluzet ha valutato la distribuzione della neve bagnata in tutta la Svizzera e in alcune regioni frontaliere all’estero, per una superficie totale di 98.550 km². Le immagini satellitari registrano dallo spazio la situazione nelle regioni difficilmente accessibili in inverno e per le quali quindi non disponiamo di informazioni sul manto nevoso, spiega Bertrand Cluzet: “I nostri risultati suggeriscono che le mappe della neve bagnata contengono preziose informazioni in tempo reale sul manto nevoso modella e integra bene le misurazioni della profondità della neve in pianura, in particolare su terreni complessi e ad alta quota.”
La sua analisi ha mostrato che i modelli computerizzati non erano così accurati come si pensava in precedenza. Bertrand Cluzet ha innanzitutto confrontato i risultati del suo modello con i valori reali di 444 punti di misurazione su terreno pianeggiante. “Lì il modello computerizzato e la realtà corrispondevano bene”, spiega lo scienziato. Tuttavia, la situazione era diversa sui terreni ripidi. In questo caso, i dati satellitari hanno dimostrato che il modello non sempre calcola in modo affidabile i processi del manto nevoso primaverile e talvolta sottostima l’entità della neve bagnata, soprattutto sui pendii soleggiati. Ciò ha portato a previsioni imprecise in passato.
Bertrand Cluzet ha quindi migliorato il modello computerizzato in modo che ora preveda con maggiore precisione il contenuto di acqua del manto nevoso. Su questa base risultano più attendibili le previsioni attuali sulle quantità di acqua disponibile in primavera grazie allo scioglimento delle nevi. “Abbiamo ridotto notevolmente l’incertezza che esisteva fino ad ora”, spiega il ricercatore.
La neve stagionale è di grande importanza per l’idrologia delle regioni montane: “Il flusso di neve sciolta è spesso decisivo per le regioni situate a valle, ad esempio per l’agricoltura o per la produzione di elettricità nelle centrali idroelettriche”. L’intenso scioglimento della neve combinato con le precipitazioni persistenti può ulteriormente contribuire a devastanti inondazioni.