A Roma papa Francesco nomina 21 nuovi cardinali

A Roma papa Francesco nomina 21 nuovi cardinali
A Roma papa Francesco nomina 21 nuovi cardinali
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La scelta esclusiva del capo della Chiesa

Questa nuova promozione non esclude, tra gli elettori, cinque vescovi dell’America Latina (Ecuador, Cile, Brasile, Perù, Argentina), ma solo due dell’Africa (quelli di Abidjan in Costa d’Avorio e di Algeri in Algeria).

L’Asia-Pacifico, la regione che ha conosciuto la maggiore espansione nell’ultimo decennio, è rappresentata dal belga Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Isfahan, arcivescovo di Tokyo e vescovo della comunità ucraina di Melbourne (Australia). La scelta dei cardinali spetta esclusivamente al capo della Chiesa cattolica, che li sceglie secondo criteri di scelta e di priorità.

A Roma e non a Notre-Dame

La loro missione è assisterlo nel governo centrale della Chiesa. Alcuni vivono a Roma e hanno incarichi all’interno della Curia (il “governo” vaticano), ma la maggior parte esercita il proprio ministero nella propria diocesi d’origine. La cerimonia si terrà questo pomeriggio nella sontuosa cornice della Basilica di San Pietro a Roma, lo stesso giorno della riapertura di Notre-Dame de Paris alla quale il Papa si è rifiutato di presenziare.

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Come di consueto, i futuri cardinali si inginocchieranno davanti a lui per ricevere la molletta, un berretto quadrangolare chiamato “porpora cardinalizia”. Seguirà la tradizionale “visita di cortesia” in Vaticano, un ricevimento mondano sotto l’oro del palazzo apostolico, quindi la messa che riunirà tutti i cardinali domenica mattina. «È anche una cerimonia molto suggestiva, e quindi sarà necessariamente molto emozionante», confida mons. Jean-Paul Vesco, 62 anni, arcivescovo di Algeri. Il nuovo collegio “presenta una ricca diversità geografica e sociologica”, un segno “positivo”, ma “a condizione che vi sia una collegialità rafforzata”, stima questo ex avvocato nato a Lione, ma che rappresenterà la Chiesa d’Algeria.

La nomina dei cardinali è al vaglio degli osservatori, che la vedono come un’indicazione sulla possibile linea del futuro leader spirituale della Chiesa cattolica e dei suoi quasi 1,4 miliardi di presunti fedeli. Tanto più che il papa ha lasciato la “porta aperta” alla rinuncia, come il suo predecessore Benedetto XVI, se il suo peggioramento di salute lo giustificasse.

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