(Washington) Lunedì il procuratore speciale Jack Smith ha riconosciuto solo l’inevitabile: con la sua elezione, Donald Trump è diventato praticamente intoccabile per la giustizia federale americana, o anche per la giustizia in generale.
Inserito alle 16:43
Aggiornato alle 18:32
Selim SAHEB ETTABA
Agenzia France-Presse
Non sorprende che il magistrato che sta indagando su due dei quattro procedimenti penali contro Donald Trump abbia raccomandato di fermarli: quello per tentativi illegali di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 e quello per aver nascosto documenti riservati dopo la sua partenza dalla Casa Bianca.
Dopo le consultazioni, il Dipartimento di Giustizia ha concluso che la sua politica dopo lo scandalo Watergate nel 1973, consistente nel non perseguire un presidente in carica, “si applica a questa situazione senza precedenti”, ha spiegato Jack Smith.
Questa conclusione “non dipende dalla gravità dei crimini coinvolti, dalla forza delle argomentazioni dell’accusa o dal merito dell’accusa”, ha aggiunto.
Nel primo caso, a Washington, il giudice federale Tanya Chutkan ha approvato lunedì in tempi rapidi l’annullamento della procedura richiesta dal procuratore speciale, senza pregiudicare un possibile rilancio alla fine del mandato di Donald Trump, 78 anni.
Questa raccomandazione è “coerente con l’interpretazione dell’accusa secondo cui l’immunità concessa a un presidente in carica è temporanea e scade quando cessa l’incarico”, afferma.
“Naturalmente, potrebbe non esserci alcuna volontà di perseguire un’azione giudiziaria nel 2029, ma questo preserva questa opzione”, ha detto l’ex procuratore Barbara McQuade su X.
L’altro caso federale, in Florida (sud-est) ha subito la stessa sorte. Jack Smith ha annunciato che ritirerà il suo ricorso contro la decisione del giudice federale Aileen Cannon, che annulla la procedura, ritiro approvato martedì da una corte d’appello federale. La presente decisione del 15 luglio resta quindi in vigore.
Immunità penale
L’orizzonte giuridico di Donald Trump si è già schiarito in modo spettacolare quest’estate, con questo annullamento, ma soprattutto con la storica sentenza della Corte Suprema che ha riconosciuto il 1È Luglio al Presidente degli Stati Uniti un’ampia presunzione di immunità penale.
Ha così costretto Jack Smith a presentare a fine agosto un atto d’accusa rivisto per dimostrare il carattere privato dei fatti imputati a Donald Trump, che secondo lui non sono quindi coperti dall’immunità penale per i suoi “atti ufficiali”.
La Corte Suprema ha inoltre garantito di fatto che in questo caso non sarebbe stato processato prima del voto del 5 novembre, come avrebbe voluto.
Una volta tornato alla Casa Bianca, Donald Trump potrebbe liquidare queste due procedure, o addirittura seppellirle definitivamente in via preventiva, concedendo la grazia a se stesso.
Un ultimo ostacolo potrebbe tuttavia attenderlo a New York prima del suo insediamento ufficiale il 20 gennaio: la pronuncia della sua sentenza nell’unico dei suoi quattro processi penali che i suoi avvocati non sono riusciti a rinviare oltre il 2024.
Ritenuto colpevole
È stato condannato il 30 maggio dai tribunali dello Stato di New York per “falsificazione contabile aggravata volta a nascondere una cospirazione per pervertire le elezioni del 2016”.
Questo caso riguarda il pagamento di 130.000 dollari, mascherati da spese legali, all’attrice di film pornografici Stormy Daniels, per mettere a tacere una relazione sessuale nel 2006, cosa che Donald Trump nega.
Ma il giudice Juan Merchan, che ha già rinviato più volte la sentenza, ha autorizzato gli avvocati del neopresidente a presentare ricorso per l’annullamento del procedimento entro il 2 dicembre.
Senza contare che l’ipotesi di una pena detentiva, soprattutto in caso di prima condanna penale, appare ormai altamente improbabile viste le insormontabili difficoltà pratiche che la sua carcerazione solleverebbe, secondo gli esperti.
Resta la Georgia (sud-est), dove Donald Trump è accusato insieme ad altre 14 persone di fatti simili a quelli del suo caso federale a Washington. Ma la vicenda è definitivamente bloccata almeno fino al 2025 in una richiesta di archiviazione da parte della Procura, attualmente in appello.