per gli influencer, rispetto della “buona morale” o carcere

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L'instagrammer tunisina “Lady Samara” è stata condannata in primo grado a tre anni e due mesi di reclusione, tra l'altro, per aver espresso commenti a sfondo sessuale. SIGNORA SAMARA/FACEBOOK

“È il ritorno della polizia morale sui social network! »esclama Wassim El Pocho (nome di fantasia), creatore di contenuti su Instagram e TikTok. Nel mondo degli influencer tunisini, tutto è cambiato il 27 ottobre, tre settimane dopo la rielezione del presidente Kaïs Saïed con il 90,7% dei voti, in un comunicato del Ministero della Giustizia.

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Ha annunciato che sarebbe stato avviato un procedimento penale contro di lui “chiunque intenzionalmente si impegna nella produzione, diffusione o pubblicazione di informazioni, immagini o video idonei a ledere i valori morali”. L'avvertimento ha preso di mira in particolare le piattaforme TikTok e Instagram, accusate di diffondere contenuti contrari al “buona morale” et “probabilmente avrà un impatto negativo sul comportamento dei giovani”.

Tra il 31 ottobre e il 6 novembre, almeno sette influencer che contano ciascuno centinaia di migliaia di iscritti sono stati condannati a pene che vanno da diciotto mesi a quattro anni e mezzo di reclusione, in particolare per contenuti ritenuti contrari alla buona morale. Queste decisioni dei tribunali si basavano sulle disposizioni del codice penale e del codice delle telecomunicazioni. “Si tratta principalmente di contenuti ritenuti erotici, volgari o considerati molestie o inviti alla violenzaspiega Nour Shaiek, l'avvocato di uno dei avvertito. Hanno cumulato le condanne applicando allo stesso atto diverse disposizioni giuridiche. Siamo rimasti tutti sorpresi dalla loro gravità. »

Farid Ben Jha, portavoce dei tribunali di Monastir e Mahdia, ha confermato il 6 novembre alla radio nazionale che le sanzioni massime sono state imposte come deterrente.

“Vittime espiatorie”

Tra gli incarcerati c'è la famosa Instagrammer “Lady Samara”, seguita da più di un milione di iscritti. Incinta di cinque mesi, è stata condannata in primo grado a tre anni e due mesi di reclusione, tra l'altro, per aver espresso commenti a carattere sessuale. “Durante l’udienza della mia cliente, che metteva in dubbio la natura illegale dei suoi video, il giudice ha risposto che la questione era più morale che legale”denuncia il suo avvocato, Ghazi Mrabet, che ha presentato ricorso contro la decisione. Auspica una riduzione delle pene, pur ritenendo che, pronunciando sanzioni così severe, la giustizia voglia “per spaventare, come con i giornalisti”.

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