Fondato nel 1907 dal generale britannico in pensione Robert Baden-Powell, lo scoutismo conta oggi 64 milioni di membri sparsi in 220 paesi.
Lo scoutismo francese, fondato nel 1940 come federazione, conta 125.000 scout, di cui 66.000 giovani appartenenti agli Scout e alle Guide di Francia.
Oltre a trasmettere valori forti ai giovani, lo scouting ha effetti positivi a lungo termine.
Jean-Jacques Goldman, Vianney, Jean Dujardin e Julien Clerc hanno in comune il fatto di aver indossato la divisa scout. Forse sono tra quei francesi nostalgici di questo periodo. Secondo un sondaggio Ifop effettuato nel 2024 tra 2.355 ex scout, il 99% afferma di avere bei ricordi. Il 97% degli ex scout diventati genitori hanno iscritto i propri figli o stanno pensando di farlo.
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Quali sono i valori dello scouting?
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout, l’obiettivo è contribuire allo sviluppo dei giovani aiutandoli a realizzare tutte le loro possibilità fisiche, intellettuali, sociali, emotive e spirituali.
Nel suo libro fondamentale intitolato Scouting per ragazziBaden-Powell stabilisce i principi del movimento che gli scout si impegnano a rispettare durante la cerimonia di giuramento. Devono dimostrare lealtà al proprio Paese, in particolare partecipando e sviluppando la società nel rispetto dell’uomo e della natura. Si impegnano inoltre a rispettarsi a vicenda nel proprio sviluppo e, a meno che non si tratti di un movimento laico, devono rimanere fedeli alla propria religione.
Nel suo “Ultimo messaggio agli scout”, Robert Baden-Powell ha esortato gli scout a “lascia la terra lasciandola un po’ migliore di come l’hai trovata“.
Know-how tecnico e un progetto di solidarietà
I giovani sono divisi in base alla loro fascia d’età con attività adattate. Gli scout imparano l’autonomia e l’intraprendenza acquisendo know-how tecnico durante i fine settimana e le vacanze nella natura. Imparano così a piantare una tenda, ad accendere un fuoco, a orientarsi con la bussola, ecc.
Tra gli otto ei dodici anni i “cuccioli” scoprono lo scautismo e la vita comunitaria. Le cose si fanno più serie tra i dodici ed i diciassette anni quando lo scout, chiamato scout o pioniere, ottiene le sue prime responsabilità e dimostra particolari abilità, ad esempio in cucina o come soccorritore. A partire dai diciassette anni, lo scout viene coinvolto in un progetto di solidarietà a lungo termine, nella comunità o nell’ambito di un’opera umanitaria.
L’indagine Ifop mostra quanto continua la solidarietà. Il livello di impegno dei volontari è particolarmente forte tra gli ex scout (87%) rispetto al pubblico in generale (33%). Quasi nove ex scout su dieci affermano di donare almeno una volta all’anno a un’associazione o a una persona bisognosa, rispetto a un francese su due.
Ex scout, bene nella loro vita e nella società
Per Jérôme Fourquet, direttore del dipartimento Opinioni e strategie imprenditoriali, “i benefici sociali dello scoutismo si osservano sia sulla comunità nella partecipazione elettorale, nell’impegno civico, nella filantropia, ma anche sulla propensione a contribuire a forgiare individui equilibrati o cittadini che stanno bene con se stessi, che emergono psicologicamente migliori rispetto al resto della popolazione“.
Gli ex scout godono di una salute mentale soddisfacente, secondo l’indagine Ifop: il 33% si considera molto bene nella propria vita, contro solo il 10% dei francesi. Ciò può essere spiegato dalle attività svolte. Gli ex scout sono orientati alla natura (78%) e alla lettura (71%) mentre tendono a rifuggire la televisione. Lo guarda solo il 43% contro l’81% del grande pubblico.
In generale, gli ex scout abbandonano sempre di più schermi e social network, compresi i più giovani. Il 41% degli ex scout tra i 18 ei 24 anni trascorre più di due ore al giorno sui social network contro il 63% del pubblico generale della stessa fascia di età.