10:52 Con un fischio penetrante, il poliziotto SNCF annuncia l’imminente partenza di TGV Parigi – Stoccarda. Già a bordo, una mamma con i bambini sparsi in macchina conta ad alta voce. Uno, due, tre, quattro… « OH ! Ne ho perso uno ! » esclama, il suo tono giocoso. « Booooouuh ! » Finge di essere spaventata dal grido dell’omino la cui testa è apparsa all’improvviso tra due sedili. Prendo il mio quaderno e scarabocchio qualche parola. Il primo di un importante rapporto, rivolto all’Azerbaigian e al COP29.
Tra addii, riunioni e l’eterna ricerca di un luogo stabile in cui riposano le teste addormentate, il treno non si stanca nemmeno qui di offrire ai nostri occhi mille momenti commoventi o divertenti. Come questi due amanti, alla ricerca di luoghi adiacenti. Atterrano accanto a me, prendono dallo zaino due panini avvolti nella pellicola e li tostano. Poi, con le tempie premute insieme e condividendo un paio di cuffie, i due si tuffano in un episodio della serie piena di zombie Morti che camminano.
A due auto di distanza, un cameriere in abito di buon taglio barcolla con i resti di un chili con carne tra le mani. I suoi piedi si incrociano, il suo corpo finge di barcollare, si ritrova miracolosamente in equilibrio e scompare nella minuscola cucina.
Ci sono anche questi quattro sostenitori di FC Schalke 04, già sulla strada per la partita di calcio del giorno dopo, e questa ragazzina, che chiede a suo padre dell’uomo divertente che ha visto dormire nella metropolitana poche ore prima: « Ha portato anche il suo piumone, papà. »
Fermata n. 1: Stoccarda. Scendiamo alla piattaforma con 20 minuti di ritardo. Una goccia d’acqua accanto alle 84 ore di treno che mi separano COP29. Ai piedi dell’austera Hauptbahnhof, una stazione monumentale costruita nel 1914, un vecchio attende pazientemente nell’oscurità di un piccolo capannone verde.
« Sono francese. » Lui che farfuglia i frammenti delle lezioni di tedesco che mi sono rimaste dal liceo e, usando Google Translate con buoni risultati, capisco che Elmar sta facendo una campagna contro il grande progetto della stazione della metropolitana: « Stoccarda 21 ».
Toccando il mio telefono, mi imbatto in un archivio di Reporterre. Già nel 2013 il nostro giornalista descriveva questa grande battaglia. Gli attivisti sono incatenati ai 300 frassini e castagni abbattuti. Battezzate le 164 vittime delle violente cariche della polizia, durante gli scontri del 30 settembre « Giovedì nero ». Più di 100.000 persone sono scese in piazza per protestare contro tale repressione.
E si è chiesta: quali insegnamenti può dare questa lotta agli zadisti di Notre-Dame-des-Landes? ? Undici anni dopo, l’aeroporto di Nantes non è mai stato costruito, ma una mezza dozzina di gru circondano Elmar.
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