Applaudi, applaudi ancora e ripeti finché non avrai sete! Ma di cosa si tratta? Dalla sfilata del balletto dell’Opera Nazionale di Parigi che, mercoledì 9 ottobre, all’Opéra Garnier, ha suscitato ininterrotti scrosci di applausi durante i venticinque minuti di questa imponente marcia. Emergendo dalla distanza del palco, onda dopo onda, i quasi 300 artisti presenti, tra cui 115 giovani della scuola di danza, si sono lasciati trasportare dal fervore del pubblico.
Leggi la decrittazione (nel 2010): All’Opera di Parigi, il rito della sfilata del corpo di ballo
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SU La passeggiatadel Troiani, di Berlioz, questo evento unico al mondo dalla sua creazione nel 1947, divenuto emblematico, innesca una riflessione sulla gerarchia dell’eccellenza nel cuore dell’istituzione ma anche sulla trasmissione e sul ciclo della vita. Grida di ammirazione hanno scandito regolarmente la sfilata, salutando in particolare le star Dorothée Gilbert e Mathieu Ganio, per i quali questa è l’ultima sfilata prima del suo ritiro nel marzo 2025.
Questa lunga, affascinante introduzione ha ovviamente sbilanciato il programma già un po’ traballante. Composto da quattro brani di formato disuguale, intervallati da intervalli più o meno lunghi che accentuano la sensazione di discontinuità, fatica a trovare il suo ritmo e a decollare. Presenza di due densi ed esilaranti lavori di William Forsythe, compresa la copertina della sua fortunata chicca Blake lavora Iconcepito nel 2016 su canzoni di James Blake, non è riuscito a dare coerenza alla serata.
Favola esistenziale
Subito dopo la sfilata, la creazione Parola per paroladel coreografo americano My’Kal Stromile, della durata di dodici minuti, dà inizio ad un quintetto oliato e veloce curiosamente destabilizzato dalla musica stridente del pianista Jerome Begin. La velocità contemporanea dà una spinta al vocabolario classico di questo balletto meccanico eseguito in modo impeccabile dalle star Valentine Colasante, Hannah O’Neill e Guillaume Diop, con Jack Gasztowtt e Rubens Simon.
Presentato solo il 4, 9 e 10 ottobre, questo «tutu-punta» evidenzia l’eredità rivendicata da My’Kal Stromile. Performer al Boston Ballet dove ha incrociato Forsythe che è diventato il suo mentore, borsista del presidente Barack Obama nel 2014, Stromile colloca il suo lavoro in una tecnica accademica scossa da varie influenze tra cui quelle dell’hip-hop.
Agli antipodi di questo gioco formale, Impassedello svedese Johan Inger, scivola nel registro della favola esistenziale. Sul palco si staglia la sagoma di una casa. Ospita una giovane donna e due uomini in abiti colorati che sembrano sulla buona strada per una vita gioiosa e divertente. Fino a quando un’orda di creature in nero arriva come un brutto tornado. Sulla musica di Ibrahim Maalouf e Amos Ben-Tal, il lato oscuro colonizza il palco, facendo scivolare il soggetto verso una farsa smorfia.
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