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il percorso familiare (20 km) del Transterritorio

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20 km sono già buoni. Soprattutto quando sono passati alcuni anni da quando la mountain bike è uscita dal garage. Quest’anno abbiamo deciso di vivere il Transterritorio il più vicino possibile ai partecipanti unendoci ad uno dei suoi percorsi.

Il primo passo è verificare se tutto funziona ancora sulla bici. Non sorprende che i pneumatici debbano essere rigonfiati e che i freni vengano azionati. Il chilometro che separa l’agenzia da L’Oriente repubblicano e il Techn’hom serve come riscaldamento. Sul luogo della partenza i volontari CBL ci accolgono e ci guidano. Una volta indossata la maglietta verde Transterritoire e appesa la pettorina al manubrio, è ora di partire.

Ghiaia, sassi, fango…

La partenza per le strade di Belfort ed Essert è rassicurante. Le piste ciclabili sono ampie, ben tenute e il percorso è attualmente pianeggiante.

Vorremmo che il resto del percorso fosse uguale ma i primi metri su ghiaia e sassi ci riportano velocemente alla realtà.

Poi arriva il bosco con i suoi primi sentieri fangosi. Una breve anticipazione di ciò che seguirà. La salita verso Urcerey, la prima vera difficoltà, fa male alle cosce. Sempre più band stanno facendo la loro prima pausa. Arriva metà del corso e questo è un bene perché i più piccoli fanno la linguaccia. Ci lamentiamo, piangiamo a volte ma tutti vanno avanti. Anche per un adulto la fatica comincia a farsi sentire, ma è impossibile lamentarsi quando si incrociano dei genitori che trasportano i propri figli all’interno di un apposito rimorchio. “Clémence tesoro mio, da stasera ti mettiamo a dieta”; “Ma mamma, io mangio solo frutta. »

Secondo soufflé

Dopo 10 km arriva il tanto atteso punto di ristoro. Alcuni mountain biker in erba, già ben collaudati, pensano di essere arrivati. Alcuni genitori, concedendosi qualche minuto di tregua, mentono (un po’) dicendo “ci siamo quasi”. Pan di zenzero, caffè, formaggio, è ora di riprendere le forze. Perché la ripresa dopo Argiésans non è facile. Il fango ritorna nel sottobosco e tutti devono puntare i piedi. Qualche centinaio di metri di difficoltà prima di approdare lungo il canale dell’Alta Saona e le piste ciclabili. Respiriamo. I bambini, che avrebbero voluto arrendersi solo cinque minuti fa, hanno ritrovato energia rinnovata e hanno accelerato arrivando a Belfort. Diventa addirittura difficile seguirli fino all’arrivo dove i più giovani ricevono i meritati diplomi. Congratulazioni a loro e arrivederci al prossimo anno!

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