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Nonostante le forti sentenze, Michel Barnier fatica a dissipare le preoccupazioni sulla pianificazione ecologica

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Agnès Pannier-Runacher, al Ministero della Transizione Ecologica, dell’Energia, del Clima e della Prevenzione dei Rischi, a Parigi, il 23 settembre 2024. JULIEN MUGUET PER “IL MONDO”

Il 30 gennaio Gabriel Attal, il più giovane primo ministro del Ve République, aveva relegato la transizione ecologica al fondo della sua dichiarazione di politica generale. Una questione importante spazzata via in poche parole… Martedì 1È ottobre, Michel Barnier, il capo di governo più anziano dal 1958, ha parlato subito e in modo molto più approfondito di questa sfida, descrivendo le “debito ecologico” come uno dei due “spade di Damocle” che minacciano il Paese.

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“I francesi si aspettano che affrontiamo la realtà. La realtà dei nostri conti pubblici. La realtà dell’impatto del nostro stile di vita sull’ambiente »ha dichiarato, prima di riprendere un proverbio africano citato in Terra di uomini, di Antoine de Saint-Exupéry: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli. » Una frase che il signor Barnier aveva già messo in cima al suo libro Ciascuno per tutti. La sfida ecologica (Azione, 1990) pubblicato… trentaquattro anni fa.

Piuttosto silenzioso su questo tema da quando è entrato in carica, l’ex ministro dell’Ambiente sotto Edouard Balladur ha questa volta mostrato la sua ambizione: “Possiamo e dobbiamo fare di più contro il cambiamento climatico. » E ha moltiplicato le frasi propositive, promettendo, come l’ex presidente del consiglio Pierre Mendès France, di farlo “Non sacrificare mai il futuro per il presente”assicurandolo“Non c’è fatalità finché non c’è fatalismo”affermando che è necessario “preservare la biodiversità e favorire l’economia circolare”.

Terreno minato

Dietro queste frasi forti, il primo ministro si è spesso collocato nella continuità dell’azione di Emmanuel Macron, in particolare sul mix energetico. Secondo lui è necessario continuare “decisamente lo sviluppo dell’energia nucleare, e in particolare dei nuovi reattori”. E, se vuole lanciare a “grande convegno nazionale” sull’acqua, non ha fatto alcun annuncio se non nuove tappe di «semplificazione» che rischiano di indebolire l’ambizione ecologica (sulla diagnosi della prestazione energetica, che anche lui vuole «adattatore» il calendario, sull’artificializzazione netta zero, che va modificato “in modo pragmatico e differenziato”sulla costruzione…). Termini che Gabriel Attal, che ha attaccato le norme ambientali durante la crisi agricola, non avrebbe smentito.

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Durante questo discorso, Michel Barnier ha così avanzato la sua “linea di cresta”. Da un lato cercare di dare garanzie a chi è coinvolto nella causa ambientale. D’altra parte, non bisogna mettere fretta all’Eliseo, né alla sua famiglia politica originaria, né all’estrema destra, forse rassicurata dal suo desiderio di misurare il “Impatti dell’energia eolica”. Perché, su questo come su altri temi, il capo del governo sa di andare avanti su un terreno minato. Deve destreggiarsi tra una situazione politica e di bilancio esplosiva, che gli offre pochissimo spazio di manovra, e un’emergenza ecologica in peggioramento.

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