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Fumo di more come accanto al fuoco dell’Olympia

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Blackberry Smoke è un caso da manuale: da circa dieci anni, il gruppo non manca mai di tornare in Francia dopo l’uscita di ogni album e, durante la sua visita parigina, quasi ogni volta occupa una sede un po’ più grande. rispetto al precedente. Dopo il battesimo del fuoco nel 2014 al Nouveau Casino, il gruppo rock del sud si è trasferito all’Olympia nel 2024, dopo aver visitato il Bataclan nel 2023, il Cabaret Sauvage nel 2018 o la Maroquinerie nel 2017.

Una giusta ricompensa per questi artigiani georgiani, autori all’inizio dell’anno di un ottimo ottavo disco in studio, “Be Right Here”. Ma prima di parlare del loro concerto, due parole sul loro atto di apertura, una vera rivelazione, Bones Owens. Ovvero un trio musicale alla cui testa troviamo un chitarrista e cantante omonimo, giacca di pelle, tatuaggi e voce roca, che bilancia una musica muscolosa all’incrocio tra rock classico e country, con influenze un po’ più moderne come i White Stripes. o le Chiavi Nere.

Giacca di pelle, tatuaggi e voce roca, Bones Owens ha suonato una musica muscolosa nella prima parte. Domgilbert

Fin dal suo primo titolo, l’americano, originario di Nashville e che afferma di aver giocato a Parigi nove anni fa, mette in tasca il pubblico con l’incendiario “Get it on”. Ci propone una dozzina di brani efficaci in 40 minuti, ci mostra la chitarra su cui suona e che apparteneva a Steve Jones dei Sex Pistols, e usa come un’introduzione a una delle sue canzoni. Se i nomi sopra menzionati vi attirano, non esitate ad ascoltare il suo nuovo album, “Love Out Of Lemons”.

Con loro non si sa mai

Torniamo al caso da manuale. Blackberry Smoke si distingue dalla concorrenza non solo per il suo duro lavoro, la sua regolarità, ma anche per il fatto che non sai mai cosa suonerà il gruppo sul palco. Il suo repertorio varia ogni sera e, anche se alcuni classici ritornano inevitabilmente, non è mai nella stessa posizione nella scaletta. Lo show di stasera inizia con “Workin’ for a workin’ man”, poi “Good one comin’ on”, due chicche molto apprezzate prima della prima novità della giornata, “Hammer and the nail”.

Charlie Starr, cantante, chitarrista, compositore principale e maestro di cerimonie, sfoggia ancora le sue lunghe basette e ha tirato fuori dal guardaroba la sua giacca più hippie, con motivi di fiori bianchi e foglie verdi. L’atmosfera è anche un po’ psichedelica con la tesa decorazione dietro il palco, un dipinto di una libellula gigante.

Starr non manca mai di ringraziare regolarmente il suo pubblico, gran parte del quale conosce i testi delle canzoni e può rispondere prontamente quando il musicista lo sfida a inserire la parte vocale. L’americano pronuncia, dopo “Let it burn”, un aforisma definitivo, “non c’è rock’n’roll come il rock’n’roll del sabato sera”, e racconta poco dopo che durante Un viaggio in metro, il gruppo pensava dovevano scendere alla stazione “Juarez”, ma quella era proprio “Jaurès”!

Un gruppo “giovane e fresco” di ventiquattro anni!

E sottolinea che il gruppo esiste da ventiquattro anni, anche se i suoi membri sembrano ancora “giovani e freschi”! L’ultimo arrivato, il batterista Kent Aberle, che sostituisce, almeno in tournée, il compianto inglese Turner, scomparso lo scorso marzo all’età di 57 anni, corrisponde in ogni caso a questa descrizione, e offre una performance impeccabile per tutta la serata, berretto in testa. .

Se la prima parte del concerto si rivela ricca di decibel, con “Waiting for the Thunder” come pezzo forte, quello che segue, a cominciare da “Sleeping dogs”, poi la nuova “Azalea”, manca di un po’ di energia. Attraversiamo un ventre morbido, molto più introspettivo, non banale ma un po’ troppo uniforme, anche se i tifosi restano sulle spine. Ma tutti gli spettatori saranno unanimi nel dichiarare che la graziosissima e obbligata “One horse town” mette le cose in chiaro, con un finale un po’ più folle, come dimostra “Little bit Crazy”.

Per ricordarlo, un giovane chitarrista di cui non abbiamo capito il nome irrompe nel primo brano, prima della finale “Ain’t much left of me”, che sembra completare tutti i concerti di questo tour europeo. Un altro bel concerto dei Blackberry Smoke che, secondo i nostri calcoli, dovrebbero tornare a Parigi tra un anno o due, e in una sede un po’ più grande dell’Olympia, se si rispetta la logica…

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