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Visita a Gueugnon nella casa di Valérie Perrin, autrice di “Cambiare l’acqua dei fiori”

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A volte, un resoconto è per il suo autore l’occasione di ripercorrere i passi del suo passato. Così, andare oggi a Gueugnon (Saône-et-Loire) significa ricordare qualche partita, da bambino, allo stadio Jean-Laville, in compagnia di un postino di questa cittadina della Borgogna. È in questa roccaforte del calcio francese che abbiamo un appuntamento con Valérie Perrin. E non è una coincidenza. Nel parcheggio, salutiamo la scrittrice di Cambiare l’acqua dei fioriche aveva in serbo per noi una grande sorpresa.

In effetti, quando si pronuncia il nome “Perrin” a Gueugnon, è un altro nome proprio che risuona spontaneamente nella mente dei più anziani: Yvan. Una vera leggenda del FC Gueugnon degli anni ’70, le cui gesta da ala destra hanno segnato la “fabbri” e che, in seguito, ha aiutato molto nella professionalizzazione della squadra. E questo eroe di origine vosgiana, che non è altri che il padre di Valérie, ci aspetta non lontano da lì. Un collega, in un certo senso, visto che lavorava anche lui come giornalista.

Ci riuniamo poi sugli spalti e raccontiamo insieme i grandi momenti di questa squadra emblematica del calcio francese, in particolare la finale vittoriosa del 2000 contro il PSG in Coppa di Lega. “Mi vergogno, non so niente di calcio, ma provo la gioia universitaria di un gol. Quando cresci a Gueugnon, fai sport. Ricordo che quando ero piccolo, c’era una grande palestra. I ragazzi giocavano quasi tutti a calcio. Per me, era tennis. Lo giocavo tutto da solo, contro un muro.” Vorremmo parlare di “calderone” – ci perdonino i tifosi di Saint-Étienne – perché Gueugnon è conosciuta anche per le sue fucine, che festeggiano il loro 300° anniversario, come indicano vari cartelli lungo l’Arroux.

Prima di incontrare più tardi i genitori di Valérie Perrin, facciamo una passeggiata con lei nel centro della città. Ci aggiriamo tra le bancarelle del mercato, entriamo in chiesa (facendoci il segno della croce), poi saliamo lungo una strada che è il cuore del suo nuovo – e notevole – romanzo, Tata. L’autore si ferma davanti a diverse case in Rue Pasteur, uno dei luoghi chiave del libro, e in particolare davanti alla scuola e alla casa che avrebbe potuto essere quella di Colette Septembre. Il calzolaio, il ricordo della FCG, l’eroina spettrale di questa storia brulicante. Perché che sorpresa è Agnès Dugain, la nipote di Colette, quando riceve una strana telefonata. La gendarmeria di Gueugnon la chiama per comunicarle la morte della zia: il suo corpo senza vita è stato trovato al 19 di rue des Fredins. Agnès, figlia di un pianista e di una violinista, grande direttrice spesso paragonata a una Jane Campion francese, è ancora più sbalordita perché quella che stava chiamando “zia” è stata sepolta tre anni prima. C’è un errore? Un malinteso? Chi è sepolto nel cimitero? Chi è la donna di nome Blanche? Agnès indagherà per chiarire questo mistero – e scavare anche nel suo passato, grazie a una serie di cassette registrate dalla defunta…

Storie di famiglia

Non diremo altro sulla storia, che è tortuosa e sconclusionata, ma…

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