Ospite a France Inter domenica 13 ottobre 2024, il primo segretario del Partito Socialista ha attaccato la vendita di Doliprane da parte di Sanofi a un fondo americano, denunciando un conflitto di interessi e un problema di sovranità sanitaria.
Il laboratorio Sanofi ha annunciato venerdì 18 ottobre la vendita della sua filiale Opella al fondo d’investimento americano CD&R. Un annuncio che lungi dall’aver rallegrato il deputato Olivier Faure, primo segretario del Partito Socialista, che non ha esitato a esprimere le sue preoccupazioni su France Inter: “Abbiamo appreso questa settimana che Sanofi avrebbe venduto la sua controllata Opella che attualmente produce Doliprane. È uno scandalo”.ha denunciato.
“Pensavamo di aver imparato qualcosa dal periodo del Covid. Il Capo dello Stato ha spiegato che c’era un problema di sovranità sanitaria e che ora dobbiamo garantire che i medicinali essenziali per la nostra salute siano preservati sul territorio nazionale”stima Olivier Faure, il quale ricorda che in caso di penuria di medicinali, “sapete benissimo che il governo americano può chiedere che venga data la priorità” ai cittadini degli Stati Uniti.
Si era posizionato un fondo d’investimento francese
Un problema di sovranità sanitaria che si accompagna, per il deputato, ad una “grave conflitto di interessi”, con un direttore generale di Sanofi che “è stato acquistato per 200 milioni di euro e che ha improvvisamente accettato questa vendita e un amministratore che è anche amministratore di questo fondo americano”. Castiga anche Patrick Kron, ex direttore generale di Alstom, “che era già stato all’origine della vendita di Alstom a General Electric e che ha partecipato anche a questa scelta”.
Olivier Faure attacca anche il governo e il presidente Emmanuel Macron, che “Si occupa di garantire che Emily a Parigi rimanga in Francia. Preferirei che si occupasse di garantire che Doliprane rimanga francese”.ha sbottato su France Inter. Perché due fondi di investimento si erano infatti posizionati per l’acquisizione di Opella, tra cui il fondo francese PAI Partners, che “aveva tutte le garanzie e ha prodotto un’offerta equivalente a quella del fondo americano”.
Olivier Faure ritiene tuttavia che ci sia ancora tempo per impedire politicamente la vendita, “Non nazionalizzando, ma c’è una legge che permette, in materia sanitaria, di bloccare una vendita. Non è stata ancora contrattualizzata e c’è ancora la possibilità che le cose succedano”. ricordando di sfuggita a Sanofi che il laboratorio ha ricevuto in dieci anni 1,5 miliardi di euro di credito d’imposta per la ricerca (CIR) e che uno stabilimento aperto nell’area metropolitana di Lione è stato in parte finanziato dallo Stato per 400 milioni di euro.
pubblicato il 13 ottobre alle 17:54, Auguste Breton, 6Medias
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