“The Story of Souleymane” nelle sale questo mercoledì: un thriller avvincente sulla vita quotidiana di un migrante privo di documenti

“The Story of Souleymane” nelle sale questo mercoledì: un thriller avvincente sulla vita quotidiana di un migrante privo di documenti
“The Story of Souleymane” nelle sale questo mercoledì: un thriller avvincente sulla vita quotidiana di un migrante privo di documenti
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Nelle sale questo mercoledì 9 ottobre, “The Story of Souleymane” di Boris Lojkine ci mette al volante di un fattorino di biciclette privo di documenti quarantotto ore prima di un incontro cruciale per lui. Un tuffo in una realtà nascosta tanto più vertiginoso in quanto lo straordinario attore principale si ritrova nella stessa delicata situazione del suo personaggio.

Tra quarantotto ore, Souleymane avrà un colloquio decisivo per il suo futuro. Tra quarantott’ore ha appuntamento presso l’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra). Fino ad allora, dovrà imparare a memoria la sua storia, finalmente quella che gli garantirà, gli è stato assicurato in cambio di fondi, l’accettazione della sua richiesta di asilo. Quindi ripete questa storia ancora e ancora. Ma fatica a trattenerlo. La sua mente è altrove. Alla sua sopravvivenza.

Guineano senza documenti a Parigi, lavora come fattorino di biciclette, subaffittando una percentuale del suo magro reddito. Non un minuto da perdere, il cliente deve essere soddisfatto oppure è lui a fare il brindisi, quindi non importa se piove, non importa se la luce diventa rossa, non importa se viene investito con un’auto, deve consegnare in tempo, non importa quanto siano impossibili le scadenze!

A questa ossessione per gli orari, così temuta dai fattorini e così apprezzata dai clienti che amano sfruttare il patetico poco potere che gli concede sul mondo, alle umiliazioni che deve sopportare senza alzare la testa ma con gentilezza e cortesia Per non perdere la sua precaria fonte di sussistenza, Souleymane deve aggiungere anche la paura di essere arrestato e l’ansia di perdere l’ultimo autobus serale che lo porterà al centro di accoglienza, altrimenti rischiando di dormire per strada… Insomma , La vita quotidiana di Souleymane è una corsa costante contro il tempo.

Per rendersene conto, il regista Boris Lojkine, che viene dai documentari, sceglie l’instancabile efficacia del thriller il cui ritmo mozzafiato non si indebolisce mai. Né dramma dolorista né trattato politico, La storia di Souleymane è quindi a immagine del suo titolo: condivide con noi senza abbellimenti, con il naso al manubrio, a livello del suolo, il viaggio di un uomo e suggerisce nello stesso sforzo che è la chiave: una menzogna potenzialmente salutare per lui, un’ignoranza opportunamente volontaria per noi.

Non contento di togliere il fiato guardandolo, questo fantastico film toglie anche il fiato alla riflessione: esce in Francia in un momento in cui alcuni agitano la fantasia della sommersione migratoria e altri la superano con parole di fermezza e di chiusura.

Nel frattempo, Abou Sangaré, con grazia commovente nel ruolo di Souleymane per il quale ha ricevuto il premio di recitazione dalla giuria di Un certain aware (che ha anche assegnato un premio al film), a Cannes, la sua richiesta di asilo in Francia è stata respinta tre volte . A Ofpra, ha raccontato la storia di un guineano di 23 anni, residente ad Amiens da sette anni, meccanico qualificato, la cui promessa di lavoro a tempo indeterminato è sospesa fino all’ottenimento dei documenti. La sua storia. La storia di Abu.

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