un anno di antisemitismo in Francia – L’Express

un anno di antisemitismo in Francia – L’Express
un anno di antisemitismo in Francia – L’Express
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A volte il tumulto è tale che dimentichiamo l’essenziale. Gli ostaggi israeliani, i morti a Gaza, l’inflessibilità di Benyamin Netanyahu, la determinazione dei dirigenti di Hamas, le vittime degli uni contro il dolore degli altri… Dal 7 ottobre, la società francese si insulta e si dilania a colpi di “sì, è vero ma…”, “ma stai pensando a…?” A volte bisogna tornare ai numeri per ricordare i fatti indiscutibili che i tumulti oscurano. L’esplosione senza precedenti di antisemitismo dal 7 ottobre e l’attacco di Hamas sono uno di questi. Da un anno, i dati dimostrano la portata di un fenomeno alimentato da un conflitto che si svolge a 3.500 chilometri di distanza, ma che non risparmia alcun angolo della Francia.

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La sera stessa del 7 ottobre, il ministro degli Interni Gérald Darmanin prevedeva un’ondata di violenza antiebraica: sapeva che le immagini dei massacri avrebbero galvanizzato alcuni; rafforza la sicurezza davanti ai luoghi comunitari. Dalla prima settimana vengono denunciati gli atti. Non si fermeranno. Tra il 7 ottobre e il 31 dicembre 2023, il Ministero degli Interni e il Servizio di protezione della comunità ebraica (SPCJ) hanno registrato 1.397 atti antisemiti, tanti quanto il totale dei tre anni precedenti. L’inizio del 2024 prosegue a ritmo serrato, con 887 incidenti registrati nella prima metà dell’anno, in aumento del 192% rispetto al 2023. D’ora in poi, mentre gli ebrei rappresentano meno dell’1% della popolazione, gli attacchi anti-razzisti Le persone semitiche rappresentano il 57% di tutti gli atti razzisti o antireligiosi.

Durante lo scoppio della seconda Intifada nel 2000, durante gli omicidi perpetrati da Mohammed Merah nel 2012 o gli attentati del 2015, la Francia ha registrato aumenti improvvisi dell’antisemitismo, soprattutto islamico, ma mai di questa portata. Yonathan Arfi, presidente del Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif), riassume così la recente progressione dell’antisemitismo: “Negli anni ’90 registravamo una decina di atti all’anno. Tra il 2000 e il 2022, alcuni cento. Ora contiamo a migliaia. Il cambiamento di scala è indiscutibile.”

Da un anno nessun luogo, nessuno strato della popolazione è stato risparmiato. I fatti più evidenti sono stati l’incendio doloso della sinagoga di Rouen a metà maggio, seguito qualche mese dopo dall’attacco alla sinagoga della Grande-Motte da parte di un uomo avvolto in una bandiera palestinese. Nel mese di giugno si è verificato lo stupro antisemita di una ragazza di 13 anni a Courbevoie dopo un conflitto tra lei e alcuni compagni di college. Un esempio drammatico che mostra che se la scuola è ancora isolata dagli sconvolgimenti della società, ne subisce le conseguenze. Ci sono stati incidenti nell’istruzione superiore, in particolare a Sciences Po, dove sono state avviate procedure di esclusione contro alcuni studenti.

“Difendere la causa palestinese” come scusa

Ci sono poi fatti più diffusi, ma non meno illegali. I social network hanno dato libero sfogo negli ultimi dodici mesi al peggio di sé, aprendo le porte a profili giovanissimi che ripetono stupidamente ma spesso con orgoglio frasi antisemite, ma anche ad autori più maturi, che con il pretesto di “difesa della causa palestinese”, ci sono eccessi antisemiti. Il forte aumento del numero di segnalazioni alla piattaforma Pharos dimostra ancora una volta un fenomeno di nuova portata.

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Infine ci sono questi piccoli gesti ai quali i membri della comunità ebraica si rassegnano. La kippah che nascondiamo sotto un berretto, l’uso di un soprannome per effettuare un ordine consegnato a casa, questa domanda fastidiosa sui nomi che abbiamo dato ai nostri figli: non li esponiamo all’odio sul lavoro? Stiamo prendendo più che mai l’abitudine di non indugiare davanti alla sinagoga dopo la funzione, per non renderci vulnerabili. Ci affidiamo alle istituzioni specifiche della comunità, SPCJ, scuola, ecc. nella speranza che sappiano meglio di altri come proteggersi dalla violenza che arriva. L’avvicinarsi del primo anniversario degli attentati del 7 ottobre, tra due importanti festività ebraiche, Rosh Hashanah dal 2 al 4 ottobre e Yom Kippur, l’11, riaccende le preoccupazioni tra i 450.000 ebrei francesi.

Negli ultimi dieci anni, gli aumenti sono stati collegati a eventi come gli attentati del 2015, ma mai su una scala paragonabile a quella del 2023-2024.

© / Mathias Penguilly/L’Express

Le istituzioni della Repubblica non restano inerti. Il Ministero dell’Interno, nonostante le risorse limitate, rafforza la tutela dei luoghi comunitari ogniqualvolta sia necessario. I tribunali hanno, in numerose occasioni, condannato rapidamente gli autori di atti antisemiti. Pur non avendo partecipato alla grande marcia di metà novembre 2023 contro l’antisemitismo, Emmanuel Macron, in una lettera ai francesi, aveva mostrato la sua determinazione. “Nessuna tolleranza per l’intollerabile”, ha scritto, prima di invitare i suoi concittadini a mobilitarsi contro “l’insopportabile recrudescenza dell’antisemitismo sfrenato”.

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Ma mentre le mille e una sfumature dell’antisionismo aprono la porta, a sinistra, a commenti che negano il diritto di Israele a esistere, e talvolta lo usano per aggirare la legge che punisce solo l’antisemitismo, decine di Rassegne Nazionali scatenano Nei discorsi antiebraici di estrema destra nelle regioni lontane dalle periferie metropolitane, i leader politici faticano a trovare il tono giusto. Per non parlare di chi sfrutta il conflitto israelo-palestinese nella speranza di ottenere vantaggi elettorali.

Anche la mobilitazione è vittima dei ritmi politici. La Conferenza sulla lotta all’antisemitismo lanciata lo scorso maggio è fallita con lo scioglimento dell’Assemblea nazionale. Ci sono a volte piccole rinunce che diventano grandi simboli, come questa verifica sul ritiro dei bambini ebrei dalle scuole pubbliche promessa nel 2019 da Emmanuel Macron e mai realizzata.. Ci sono queste altre priorità che prevalgono, come la questione migratoria che rallenta, ad esempio, la condanna delle dichiarazioni antisemite del presidente delle Comore nell’estate del 2023. Per molto tempo, Haïm Korsia, il rabbino capo di La Francia ha chiesto che la lotta contro l’antisemitismo diventi una “grande causa nazionale” per mobilitare tutta la società, non solo gli ebrei francesi. Finora ha ottenuto solo risposte educate.

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