Fedele a Porte-Saint-Martin, sia come attrice che come regista, Catherine Hiegel occupa il palco principale e offre un tuffo a modo suo nel mondo del Molière italiano. In salita Il servo amorevoleun’opera di cui conosce i misteri avendo interpretato il ruolo principale, la famosa Coraline, 30 anni fa nella Sala Richelieu, questo mostro sacro del teatro si pone nella posizione di passante. Artista dal temperamento focoso, trasmette alla seria Isabelle Carré le chiavi di un personaggio che denota un po’ le commedie dell’epoca.
Lontano dalla Dorina Tartufo o la Toinette du Paziente immaginarioCoraline ha sicuramente carattere e non si lascia ingannare, ma soprattutto è una ragionatrice che anticipa i tempi e in particolare il posto delle donne nella società. Con la giusta dose di inganni e meschine bugie, raggiunge il suo obiettivo, salvando il suo giovane padrone da un’intrigante matrigna e salvando la sua stessa reputazione di donna onesta.
Classico, ma…
Non appena entriamo nella stanza, il tono è impostato. La serata si svolge dal sipario, riproduzione del La ridotta del pittore veneziano Pietro Longhi, fino alla bacchetta del brigadiere ben visibile sul lato del cortile, in un certo classicismo elegante caro al regista. Tuttavia, diffidiamo delle apparenze. L’inaspettato non è mai certo, può insinuarsi dove meno te lo aspetti. Pulito e cesellato nella forma, lo è nel dettaglio e in particolare affidandosi all’eccellenza Helene Babuil ruolo di Béatrice, lascia che la farsa si risvegli e che scoppino le risate. Figlia di un’altra ex attrice francese, la straordinaria Geneviève Casile, di cui possiede la voce e l’innegabile talento, non ha eguali, tutta contenuta grazia, per prendersi gioco del suo cacochimo marito. Ciascuna delle sue risposte, la sua rabbia e la sua bruschezza sono una delizia.
Di fronte a lei, Isabelle Carré forma un carattere più saggio. Abito modesto, voce sommessa, compone un servo, la cui modestia è pari solo ad un intelletto che turbini. Pronta a tutto, o quasi purché la sua virtù rimanga intatta, affinché disprezzi e ingiustizie non ricadano sul suo quasi fratello adottivo, il dottorando Florindo (Antoine Hamel), escogita un susseguirsi di progetti affinché il suo padrone, il vecchio Ottavio (Jacky Berroyer), ritrova la ragione, la troppo golosa Béatrice riprende il resto, la femminilissima Rosaura (Ombeline Guillem) trova l’amore nella persona del suo protetto e che lei stessa sposa secondo il suo rango la disponibilissima Brighella (Stazione Stanislao).
Impegno più che fantasia
Ci sono tutti gli ingredienti della commedia goldoniana, il marito maltrattato da una vedova irascibile, la giovane protagonista, il tacchino della farsa (Tom Pezier) e la vergine spaventata. Ma questo non significa che Catherine Hiegel ne abusi e ne faccia uso, anzi. È altrove che concentra il suo sguardo, sulla condizione della donna di ieri e di oggi. Quando tocchiamo la sua reputazione, la bella e snella Isabelle Carré vede il rosso. Non cerca alcuna lusinga, essendo vedova non ha già dato, né soldi, né salire sulla scala di una società molto pronta a giudicare. Ciò che vuole è giustizia e legge.
Quindi sì, la versione di Catherine Hiegel non è da ridere a crepapelle, non ha la genialità burlesque di quella di Christophe Lindon che nel 2009 ha riunito sul palco Robert Hirsch, Clémentine Célarié e Claire Nadeau, ma ne porta con sé un’altra, messaggio più politico. Il finale femminista è ancora più d’impatto. Possiamo rammaricarci di qualche esitazione, di qualche biascicazione di alcuni attori, ma il lavoro è preciso, con poche note stonate. La risata è diffusa, nonostante tutto il messaggio arriva e questo è l’importante!
Olivier Frégaville-Gratian d’Amore
Il Servo amorevole di Carlo Goldoni
Teatro Porte-Saint-Martin
18 Boulevard Saint-Martin
75010 Parigi
Dal 25 settembre 2024 al 4 gennaio 2025
Diretto da Catherine Hiegel assistita da Sylvain Dufour
Traduzione – Adattamento Ginette Herry
Con Isabelle Carré, Hélène Babu, Jackie Berroyer, Olivier Cruveiller, Antoine Hamel, Jeremy Lewin, Tom Pezier, Jérôme Pouly, Stanislas Stanic e gli apprendisti dello Studio – ESCA: Ombeline Guillem e Victor Letzkus-Corneille
Decorazioni di Catherine Rankl
Luci di Dominique Borrini, assistita da Anne Bigou
Costumi di Renato Bianchi, coadiuvato da Sandra Besnard
Musica originale di Pascal Sangla
Parrucche e trucco di Catherine Saint-Sever
Progettista di oggetti di scena: François Gauthier-Lafaye