DayFR Italian

Recensione del film: Nosferatu (2024)

-

Nosferatu // Di Robert Eggers. Con Lily-Rose Depp, Nicholas Hoult e Bill Skarsgård.

Robert Eggers, cineasta dall’estetica attenta e uno spiccato gusto per le storie cupe, ha accettato una sfida ambiziosa affrontando un monumento del cinema: Nosferatu. A più di un secolo dal capolavoro espressionista di FW Murnau, Eggers propone una rilettura che, pur rendendo omaggio all’originale, cerca di imprimervi la sua firma visiva e narrativa. Se questa versione contemporanea è ricca di spunti e di momenti di pura bellezza, soffre tuttavia di alcuni squilibri che ne attenuano l’impatto complessivo. Fin dai primi minuti si avverte l’impronta stilistica di Eggers. La fotografia magistrale evoca dipinti viventi dove ogni dettaglio è meticolosamente composto.

Nosferatu è una favola gotica, la storia di un’ossessione tra una giovane donna tormentata e il terrificante vampiro che si innamorò di lei, con tutto l’orrore che spargerà al suo seguito.

L’onnipresente gioco di luci e ombre immerge lo spettatore in un’atmosfera gotica che amplifica l’aspetto da incubo della storia. Le scene notturne, quasi monocrome, richiamano il bianco e nero granuloso dell’ Nosferatu del 1922, aggiungendo un tocco di modernità che riecheggia l’universo onirico del regista. Il lavoro sul chiaroscuro, associato a piani sequenza che fluttuano tra i personaggi, crea un’immersione totale. Eggers gioca abilmente con le trame visive per evocare un mondo al confine tra reale e soprannaturale. Questo approccio dà vita a un racconto orribile in cui bellezza e orrore coesistono costantemente.

Tuttavia, questo virtuosismo visivo, sebbene sorprendente, tende ad avere la precedenza sull’emozione. La bellezza delle immagini a volte sembra mettere in ombra la profondità narrativa, come se il film fosse più una dimostrazione di maestria artigianale che una storia visceralmente coinvolgente. Il personaggio centrale di Nosferatu, il Conte Orlok, è interpretato qui da Bill Skarsgård. Conosciuto per i suoi ruoli importanti nei film horror, l’attore scivola nei panni del famoso vampiro con un misto di mostruosità e vulnerabilità. Tuttavia, questa versione del conteggio divide. Riprendendo l’aspetto grottesco del vampiro originale, Eggers aggiunge una dimensione più barbarica, quasi bestiale, che contrasta con l’eleganza inquietante a cui il genere ci aveva abituato.

Se questo approccio audace ha il merito di sorprendere, può anche creare confusione. Il vampiro di Skarsgård, con il suo aspetto simile a quello di un “mostro da fiera” o di un lottatore, confonde i codici consolidati del mito. Questa scelta estetica sembra in parte motivata dal desiderio di attrarre una nuova generazione di spettatori, ma rischia di allontanare chi si aspetta una figura più in linea con l’iconografia classica di Dracula. Di conseguenza, questo Nosferatu a volte sembra troppo eccentrico per convincere pienamente. Nel ruolo di Ellen, Lily-Rose Depp offre una performance memorabile. Il suo personaggio, diviso tra purezza e perversione, naviga in un registro difficile dove pericolo e stranezza si mescolano costantemente.

Incarna questa donna tormentata con discreta intensità, trascendendo la camicia di forza moralistica del suo ruolo per renderla una figura affascinante. La sua interpretazione evoca le grandi interpretazioni femminili del cinema gotico, in particolare quella di Isabelle Adjani nel Nosferatu di Werner Herzog. Ma Lily-Rose Depp apporta un’ulteriore singolarità: una stranezza quasi eterea, che amplifica la dimensione soprannaturale delle sue scene. Gli ultimi scatti in cui appare, vicino all’opera d’arte, rimangono impressi nella memoria molto tempo dopo i titoli di coda. Attorno al duo principale ruota una galleria di personaggi che incarnano vari aspetti della storia.

Nicholas Hoult, nei panni di Thomas Hutter, porta una seducente storia d’amore pittorica nel suo viaggio dai Carpazi alla Germania. Willem Dafoe, specialista in occultismo, inietta una dose di energia terrena in una caccia ai vampiri che evoca il cinema d’avventura. Queste interpretazioni arricchiscono il mondo del film, ma faticano a compensare una narrazione priva di fluidità. Il problema principale risiede nella costruzione narrativa del film. Questo a volte dà l’impressione di una serie di scene giustapposte piuttosto che di una storia coerente e fluida. Le brusche transizioni tra alcuni passaggi danneggiano l’immersione e rafforzano la sensazione di un insieme sconnesso.

Volendo integrare molteplici influenze e temi, Eggers sembra aver perso di vista l’equilibrio complessivo del suo lavoro. Il vantaggio principale di Nosferatu sta nella sua atmosfera. L’estetica gotica del film, rafforzata da una musica sorprendente e da un accurato sound design, crea un universo coinvolgente. Eggers privilegia effetti pratici e ambientazioni ricostruite, limitando l’uso dell’artificio digitale per rafforzare l’autenticità del suo mondo. Questo approccio, raro nel cinema contemporaneo, conferisce al film una consistenza particolare, quasi palpabile. Tuttavia, questo successo visivo non è sufficiente a compensare la mancanza di emozione.

Il film, sebbene esteticamente impressionante, rimane curiosamente distante. L’alchimia tra i personaggi, in particolare tra Ellen e il Conte Orlok, non è sfruttata appieno. L’attrazione reciproca e l’ambiguità del loro rapporto, elementi centrali del mito del vampiro, vengono qui attenuate, il che impedisce allo spettatore di esserne coinvolto emotivamente. Eggers, regista cinefilo per eccellenza, moltiplica i riferimenti in questo remake. Il bianco e nero convive con il colore, echi del cinema muto si mescolano a spettacolari effetti sonori e scene che ricordano i dipinti gotici si alternano a momenti di orrore viscerale. Questa ambizione creativa è lodevole, ma a volte si traduce in una raccolta di influenze che manca di armonia.

Il film oscilla costantemente tra omaggio e modernità, senza riuscire a trovare una vera identità. Questo grande appetito creativo, per quanto impressionante, finisce per servire la storia rendendola troppo impegnativa. L’essenza stessa di Nosferatuvale a dire un terrore semplice e poetico, è diluito in questa abbondanza stilistica. Con il suo NosferatuRobert Eggers offre una rilettura che è allo stesso tempo affascinante e frustrante. Se il film brilla per la sua maestria visiva e per l’atmosfera gotica che crea, fatica ad affascinare a livello narrativo ed emotivo. Il conte Orlok, rivisitato con coraggio, divide tanto quanto incuriosisce, mentre la relazione centrale tra Ellen e il vampiro manca di profondità.

Ce Nosferatu si rivolge soprattutto agli appassionati del cinema d’autore, sedotti dall’estetica elaborata e dalle atmosfere opprimenti. Ma per coloro che sperano in un’esplorazione più viscerale ed emotiva del mito, rischia di lasciare una sensazione di lavoro in sospeso. Eggers, nel voler integrare il tutto, a volte sembra essersi allontanato dall’essenziale: una storia dove paura e fascino si mescolano per trascendere lo schermo. Insomma, Nosferatu è un lavoro ambizioso, ricco di idee, ma che non riesce a eguagliare l’impatto delle versioni precedenti. Un film che si lascia guardare con ammirazione, ma che lascia un assaggio di potenzialità non sfruttate appieno.

Voto: 6,5/10. Insomma, una rilettura affascinante ma imperfetta di un mito del cinema.

Uscito il 25 dicembre 2024 nelle sale cinematografiche

Related News :