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Recensione TV – Watchmen Capitoli I e II

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Nell’estate del 2023, un nuovo adattamento di Guardianinon in live-action come quello di Zack Snyder nel 2008 ma in animazione. Diviso in due film di un’ora e mezza, la promessa era di consegnare una versione più vicina ai fumettiAlan Moore et Dave Gibbons. Se il primo ovviamente resta contrario a che qualcuno tocchi la sua opera, il secondo ha accettato di fare il produttore consulente. Usciti nel 2024, questi due film, diciamocelo, non hanno fatto molto rumore, e comunque non hanno suscitato vero entusiasmo fin dall’inizio. Un nuovo adattamento è davvero utile o rilevante? Facciamo il punto.

Un adattamento conciso di Watchmen

Fin dall’inizio, il film si discosta dai fumetti poiché non inizia con il monologo di Rorschach ma, dal lancio dei loghi, con estratti audio dai media che contestualizzano il racconto. Il messaggio è dato, non c’è tempo da perdere perché il lavoro adattato è così denso. Questo processo verrà utilizzato più volte, in particolare per rappresentare la progressione apocalittica delle questioni politiche internazionali, ma anche per fornire alcune informazioni aggiuntive che, nei fumetti, venivano presentate nei documenti conclusivi di ogni numero.

C’è quindi una vera voglia di abbracciare il più possibile l’opera originale, ma senza potersela dedicare veramente per così tanto, tre ore, da Guardianialla fine è piuttosto breve. Lo sceneggiatore Joseph Michael Straczynski ne è ben consapevole e svolge un efficace lavoro di sintesi: il processo di adattamento è padroneggiato, la storia tiene bene insieme, l’essenziale c’è, anche se significa presentarlo a volte in modo diverso. Ovviamente questo impone di restare sulla superficie del fumetto e non consente grandi profondità, quindi forse avremmo preferito vedere certe scelte più nette.

Il desiderio di trasporre la storia della mise en abîme I racconti del mercantile nero è ammirevole poiché il compito non è facile e ci consente di mantenere un punto di ricchezza metatestuale Guardianima non si avvicina a ciò che è necessario. Il modo di portare avanti questa impresa vuole essere il più fedele e organico possibile, facendo eco esplicitamente agli eventi in atto, piuttosto interessante nella sua messa in scena, ma non può inevitabilmente essere rilevante come nei fumetti poiché il mezzo è diverso.

Anche a costo di non poter adattare tutto il contenuto dell’opera, il film avrebbe probabilmente tratto beneficio dall’abbandono di alcuni elementi meno essenziali della trama (come lo psichiatra di Rorschach che agisce solo di presenza). In sole tre ore, un adattamento del genere è comunque destinato a risultare incompleto e avrebbe quindi giovato concentrarsi maggiormente sul suo principale punto di forza, il viaggio dei suoi personaggi. Questi costituiscono davvero il cuore del film, una scelta ovvia, ma altri aspetti dell’opera sono limitati come il clima geopolitico apocalittico e, per estensione, il soggetto eminentemente politico.

Mancanza di ambizione

Inevitabilmente dobbiamo parlare di animazione. A differenza di altri adattamenti DC Comicsquesto sceglie l’animazione 3D in “cel-shading”, in uno stile simile a quello dei giochi Batman Di Conteggio del discorso. I personaggi originariamente disegnati da Dave Gibbons sono trascritti fedelmente, la resa è abbastanza fluida e dal film emerge una certa atmosfera allo stesso tempo pesante e fluttuante, ma purtroppo troppo fluida per una storia che vuole essere così “sporca”. È tanto più deplorevole quando negli ultimi anni abbiamo avuto la dimostrazione che con risorse e ambizioni sufficienti potremmo raggiungere livelli di animazione. Guardiani avrebbe meritato un simile sforzo. Allo stato attuale, appare chiaramente che si tratta di un ordine come un altro.

Con questo adattamento l’opera punta ad essere più accessibile che mai, possiamo facilmente immaginare che venga utilizzata per presentarla ad un neofita. Raccontare Watchmen è ancora attuale nella misura in cui le sue tematiche restano attualissime ma alla fine, la cosa più interessante di oggi resta rileggere la storia o, nonostante le polemiche, proporre un seguito. Che si trattasse di Doomsday Clock, Rorschach o della serie HBO, tutti e tre hanno dimostrato che la storia madre era un terreno fertile fantastico per raccontare il nostro mondo attuale, come fecero Alan Moore e Dave Gibbons ai loro tempi. Ripetere la stessa storia semplicemente per trarne profitto, invece, è molto più discutibile.

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