Ad Vitam // Di Rodolphe Lauga. Con Guillaume Canet, Nassim Lyes e Stéphane Caillard.
Il cinema d’azione francese sta attraversando un periodo delicato, e vedere Netflix investire in questo genere con una produzione del genere Alla vita ha suscitato vera curiosità. Tuttavia, nonostante una sinossi intrigante e un cast di talento, il film di Rodolphe Lauga non mantiene le sue promesse. L’idea iniziale era sufficiente ad affascinare: Franck Lazareff, interpretato da Guillaume Canet, sopravvive a un tentativo di omicidio e si imbarca in una ricerca disperata per ritrovare la moglie rapita, Léonore. Questo spunto avrebbe potuto essere la base di un thriller intenso, tra azione e complotto di Stato.
Dopo essere sfuggito a un tentativo di omicidio, Franck Lazarev deve trovare sua moglie Leo rapita da un misterioso gruppo di uomini armati. È coinvolto nel suo passato e immerso in un affare di stato che sfugge al suo controllo.
Purtroppo lo scenario resta intrappolato in una struttura classica e prevedibile, con colpi di scena attesi e una narrazione priva di ritmo. Gran parte della storia è raccontata attraverso flashback, che rallentano notevolmente la progressione della trama principale. Facciamo fatica a sentire l’urgenza o il pericolo che tuttavia dovrebbe tenerci con il fiato sospeso. È solo nell’ultima mezz’ora che il film acquista una parvenza di slancio, ma è già troppo tardi per compensare la noia accumulata. Guillaume Canet è un attore il cui talento non ha più bisogno di essere dimostrato, ma la sua interpretazione lascia perplessi. Il suo personaggio, Franck Lazareff, sembra costantemente bloccato in un’espressione di stanchezza, una scelta che alla fine soffoca ogni complessità emotiva.
Dopo una prestazione poco convincente Acido nel 2023, Canet qui continua su una traiettoria in cui la sua opera manca di coinvolgimento, rendendo difficile per lo spettatore affezionarsi o simpatizzare con la sua situazione. Uno dei rimpianti più grandiAlla vita sta nel trattamento riservato a Nassim Lyes, un attore che ha dimostrato il suo immenso potenziale nel cinema d’azione, in particolare con Farang. Lì, il suo carisma e la sua abilità fisica furono usati brillantemente per offrire una performance memorabile. Qui il film riduce il suo ruolo a una caricatura. Sembra che sia stata inserita una scena di boxe solo perché Lyes ha avuto un impatto in ruoli simili in passato.
Questa ripetizione dà l’impressione che non sappiamo cosa fare con un attore che è capace di molto di più. In un film in cui avrebbe potuto brillare come protagonista, Lyes si ritrova confinato in un personaggio accessorio, poco sfruttato e senza sollievo. È tanto più frustrante in quanto la sua presenza fisica e la sua energia avrebbero potuto infondere un dinamismo di cui il film è gravemente carente. In Sotto la Sennaun altro film d’azione recente, il suo ruolo di uomo forte è stato pensato molto meglio, dimostrando che Lyes può essere una vera forza narrativa quando gli vengono dati i mezzi per esprimersi. A livello visivo, Alla vita offre alcune sequenze d’azione ben coreografate, ma nulla di abbastanza sorprendente da compensare i punti deboli della storia.
La fotografia e la messa in scena rimangono convenzionali, senza mai sorprendere o uscire dai sentieri battuti. Rodolphe Lauga offre una produzione corretta, ma senza personalità. Questa mancanza di singolarità è particolarmente evidente in un genere in cui innovazione e tensione sono essenziali. È difficile non fare paragoni Alla vita ai franchise d’azione internazionali come Presoa cui il film sembra aspirare. Ne emerge però una versione edulcorata, meno ambiziosa e priva della padronanza tecnica o narrativa che caratterizza queste opere. Con una durata di 95 minuti, il film somiglia più all’episodio pilota di una serie TV che a un vero e proprio lungometraggio, poiché sembra privo di sostanza.
Non tutto è da buttare via Alla vita. Alcune scene d’azione, seppure isolate, riescono a fornire un breve intrattenimento. Questi momenti ricordano ciò che il film avrebbe potuto essere se avesse abbracciato pienamente la sua identità di thriller d’azione. Allo stesso modo, nonostante i limiti della trama, alcune idee sul confronto con il passato o le questioni emotive legate alla perdita avrebbero potuto essere esplorate maggiormente per dare maggiore profondità alla storia. Alla fine della giornata, Alla vita è un’occasione mancata per il cinema d’azione francese. Il potenziale c’era, con un cast solido, un concept intrigante e una piattaforma come Netflix per garantire un vasto pubblico.
Tuttavia, le pigre scelte di sceneggiatura, il goffo sfruttamento di talenti come Nassim Lyes e la produzione poco brillante lasciano l’impressione di un lavoro incompiuto. Se questo film dimostra qualcosa è che esiste ancora un pubblico per il cinema d’azione francese, ma per affascinare e lasciare il segno saranno necessari progetti più audaci e meglio costruiti. Speriamo che le produzioni future imparino dagli errori diAlla vita proporre opere che restituiscano le lettere nobiliari del genere.
Nota: 3/10. Insomma, se questo film mostra qualcosa è che esiste ancora un pubblico per il cinema d’azione francese, ma per affascinare e lasciare il segno saranno necessari progetti più audaci e meglio costruiti.
Uscito il 10 gennaio 2025 direttamente su Netflix
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