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dopo “L’Amour ouf”, il nuovo affresco generazionale del cinema francese

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Evento cinematografico francese di dicembre, I loro figli dopo di loro è un affresco malinconico sull’adolescenza e il determinismo sociale, tratto dal Premio Goncourt 2018 Nelle sale questo mercoledì.

I loro figli dopo di loro arriva nelle sale mercoledì, solcando il solco dell’affresco generazionale dopo il successo di Adoro, uff e trasformare la Francia periferica degli anni Novanta in un paesaggio cinematografico.

Fedele adattamento del Premio Goncourt 2018, il film tocca le stesse corde del cuore seguendo per alcuni anni il destino degli adolescenti di una città della Lorena colpita dalla deindustrializzazione e descrive l’amore impossibile tra il figlio di un operaio e la figlia di un notabile.

Il libro, che ha spinto Nicolas Mathieu, ha centrato il punto giusto dipingendo il ritratto di una Francia periferica spesso dimenticata e della sua gioventù che sogna altrove ma condannata a riprodurre il cammino dei propri genitori.

Una storia bourdieusiana e di eroi operai in cui si riconoscono i registi Zoran e Ludovic Boukherma, 32 anni, fratelli gemelli cresciuti in campagna, in una famiglia operaia del sud-ovest della Francia.

Importo in stelle

Il ruolo principale è interpretato da uno degli astri nascenti del cinema francese, Paul Kircher, che chiude così una trilogia sull’adolescenza: dopo i primi passi con Christophe Honoré (Lo studente delle scuole superiori), è esploso lo scorso anno nel Il Regno Animalepremiato con cinque César.

Nei panni di Antonio, il figlio di “prolet” che sogna l’amore, ha vinto a settembre il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore esordiente alla Mostra del cinema di Venezia.

In I loro figli dopo di loroè anche una questione di rapporto con i genitori: la madre è interpretata da Ludivine Sagnier e la figura paterna, disciolta nell’alcol, nella disoccupazione e nella violenza, da Gilles Lellouche.

L’attore 52enne inizialmente voleva adattare lui stesso il romanzo di Nicolas Mathieu. Affidò infine la creazione ad altri, troppo assorbiti dalla realizzazione di un altro affresco generazionale dotato di grandi risorse, Adoro, uffuscito in ottobre e che ha superato i 4 milioni di spettatori nelle sale.

Nirvana e Florent Pagny

Lungo (2h26), I loro figli dopo di loro” è stato originariamente concepito come una serie, e rimane costruito, come il libro, in capitoli, come tante estati e perdite di illusioni.

Sono scanditi da una colonna sonora in forma di madeleine di Proust per i quindicenni degli anni Novanta, una cover dei Nirvana (anche se i cineasti hanno dovuto rinunciare al Smells Like Teen Spirit del libro per un titolo dei Red Hot Chili Peppers), a Florent Pagny e Francis Cabrel tramite Bruce Springsteen.

È su questo sottofondo sonoro che si costruisce il percorso di questi giovani, da Steph, l’amore inaccessibile di Anthony interpretato da Angelina Woreth, a Hacine, il fratello nemico della città vicina, cresciuto da solo dal padre immigrato dal Marocco, e interpretato da Sayyid El Alami (la serie Oussekine).

Estetica americana

Il film, con la sua estetica a tratti americana, non nasconde nulla delle fratture francesi ma celebra anche momenti di comunione, tra cui l’estate del 1998 e la Francia “nera-bianca-beur” che vibra per la Coppa del Mondo.

“Siamo in una città dove gli altiforni hanno chiuso e la classe operaia è appena esplosa. È un po’ come le fondamenta della Francia di oggi, con l’ascesa dell’estrema destra e i francesi separati tra francesi etnici, se questo ha un senso , e francesi di origine immigrata”, analizza Ludovic Boukherma per AFP.

“Non usciamo dalla nostra classe sociale e siamo agli arresti domiciliari ma, in queste vite, ci sono delle gioie, i primi amori in particolare”, continua.

“Il film è anche una storia di classe, di come crescendo ci rendiamo conto della classe sociale a cui apparteniamo… Non è la nostra generazione ma è un po’ l’ambiente sociale in cui siamo cresciuti”, dichiara Zoran Boukherma.

I due, che hanno realizzato quattro film insieme, oggi si definiscono facilmente “disertori di classe”, espressione attualizzata da autori come un certo… Nicolas Mathieu.

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