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“Grand Tour”, “Architecton”, “Rabbia” da vedere della settimana (e non)

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Trovate la nostra selezione di recensioni di d'autore in uscita il 27 novembre.

Un invito al viaggio, due formidabili documentari e un ambizioso primo film sulle donne jihadiste… Questa settimana gli appassionati di cinema non hanno che l'imbarazzo della scelta.

“Grand Tour” di Miguel Gomes (5/5)

Avec Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate, Teresa Madruga

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Nella tradizione di “Tabou”, che gli era già valso il Premio alla regia a Berlino, il regista portoghese Miguel Gomes propone con “Grand Tour” un viaggio nel tempo e nello spazio, liberandosi dalle regole della ricostruzione per un'opera di incredibile bellezza plastica, giustamente premiata a Cannes. La trama sembra semplice: funzionario dell'Impero britannico – siamo nel 1918 – Edward si reca nel sud-est asiatico in missione segreta (e anche per sfuggire alle imminenti nozze), seguito, il giorno dopo, dalla sua ingombrante fidanzata. .. Molly (e la sua risata nervosa) sogna ancora di sposarlo, ma impara a proprie spese, nelle sudate notti birmane, che si può giocare con i sentimenti. Questo discorso romantico e disincantato permette soprattutto al poeta lisbonese di sublimare la cultura e i paesaggi asiatici, di giocare con la materia stessa del cinema: i passaggi in bianco e nero sono sublimi, la mescolanza di generi altamente sofisticata.

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“Leni Riefenstahl, luci e ombre” di Andres Veiel (4/5)

E' un documentario che lascia senza parole. Nutrito da incredibili immagini d'archivio e interviste alla manipolatrice “Leni Riefenstahl, la luce e le ombre” di Andres Veiel ripercorre la vita della famosa regista del regime nazista, dai suoi primi film in cui ingrandiva i corpi degli ariani fino ai suoi ultimi giorni, in all'inizio degli anni 2000, quando ha monetizzato i suoi ricordi più abietti. Strisciante.

«Architecton» di Victor Kossakovsky (4/5)

Il prologo inizia con una lunga ripresa di droni sopra l'Ucraina devastata, i suoi edifici in rovina, le sue chiese in frantumi mentre risuona la musica sublime di Evgueni Galperine. Vedremo un documentario sul conflitto? Questa è una pista falsa. Il nuovo saggio di Victor Kossakovsky (“Aquarela”) è una riflessione filosofica sull'architettura. Con immagini monumentali girate ai quattro angoli del mondo, pone una domanda fondamentale: perché il cemento a breve termine quando la pietra sopravvive al tempo, alle guerre e agli elementi? Da scoprire sullo schermo più grande possibile.

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«Rabbia» di Mareike Engelhardt (3/5)

Con Megan Northam, Lubna Azabal, Natacha Krief

Per il suo primo lungometraggio, Mareike Engelhardt dimostra una vera ambizione: ricostruire il viaggio di un giovane apprendista jihadista che parte per la Siria per unirsi allo Stato islamico e alla sua capitale, Raqqa. La prima ora offre qualcosa di mai visto prima, almeno nel cinema di finzione. Molto documentato, “Rabbia” segue l'ascesa della sua eroina (Megan Northam, seme di una grande attrice) all'interno della gerarchia di Daesh, prima futura moglie di combattenti, poi prigioniera della matrona poi carnefice a sua volta. È un peccato che la storia si impantani nell’ultimo terzo, diventando un film da collegio più convenzionale.

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