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[CINEMA] Louise Violet: la gloria degli ussari neri della Repubblica

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1889. Dopo le leggi Jules Ferry, entrate in vigore qualche anno prima, la scuola primaria è diventata obbligatoria, laica e gratuita. Di conseguenza, il reclutamento degli insegnanti è aumentato quasi ovunque nel paese. Con alle spalle un pesante passato da comunarde, Louise Violet, sulla cinquantina, ottiene a malapena il permesso di insegnare ed è uno di questi nuovi ussari neri inviati in campagna per educare i giovani. Una volta in carica, però, si rende conto che la sua presenza non è né prevista né desiderata, e che resta ancora tutto da fare: la sistemazione della classe, così come la ricerca tra le famiglie i cui figli sono ancora massicciamente impegnati nei lavori della terra .

Dubbioso all'inizio, per non dire ostile, il sindaco del paese pian piano subirà il fascino della maestra e si rivelerà per lei un alleato indispensabile…

La scuola repubblicana di fronte ai contadini

Con il suo nuovo film Luisa Violauscito nelle sale il 6 novembre, il regista Eric Besnard ci immerge con interesse nelle questioni e nei problemi della Terza Repubblica; un’epoca di cambiamenti, segnata dalle conseguenze sociali di tre rivoluzioni e da una schiacciante sconfitta contro la Prussia nel 1870. Il rafforzamento della borghesia capitalista, ovviamente, è la manifestazione più concreta di questo cambiamento nella società, con l’allineamento di un classe operaia nelle grandi città, e l’inizio corollario dell’esodo rurale, che segna la fine pianificata dei nostri contadini francesi. L’epoca, ci racconta questo film dal sapore naturalistico, è soprattutto quella dell’adozione di misure sociali forti, come la laicità e l’obbligo scolastico, al fine di preparare gli uomini liberi di domani, perfetti servitori della Repubblica – una politica ingerenze nell’educazione dei bambini alla quale i contadini, tradizionalmente diffidenti nei confronti dello Stato, si opposero naturalmente, soprattutto dopo gli eccessi del Terrore nel 1792.

Sottile, benevolo, il regista affronta questo clima di sfiducia senza cadere troppo nel dimostrazionismo o nel manicheismo. Rileviamo tuttavia che, contrariamente a quanto quest'ultimo sostiene, la scuola era già gratuita prima delle leggi Jules Ferry, tanto che l'80% dei bambini frequentava la scuola dal 1872. Ma l'insegnamento era in gran parte tenuto da persone di Chiesa, qualcosa inaccettabile per i repubblicani…

Finemente scritto, il film è interpretato da attori di talento, tra cui Grégory Gadebois, che collabora per la terza volta con Eric Besnard (dopo il discutibile Délicieux et Cose semplici), e Alexandra Lamy, che qui interpreta un ruolo del tutto inaspettato, lontano dai personaggi eruttivi a cui il cinema l'ha confinata. Luisa Viola offre anche alcune magnifiche inquadrature dell'Alta Loira e del Puy de Dôme, che testimoniano la reale attenzione del cineasta per l'ambientazione.

Un film che riecheggia i nostri tempi?

Interessante quanto il suo stesso lavoro è la motivazione principale che spinge Eric Besnard: “La nostra Repubblica unita attorno alla laicità è sotto attacco, la nostra società è sempre più comunitaria e vittimizzata. Volevo mostrare da dove veniamo, chi siamo e che non è stato facile arrivarci”. Come non pensare, leggendo simili commenti, all'oscurantismo religioso che regolarmente minaccia le scuole, in particolare attraverso i casi di Samuel Paty e Dominique Bernard? Obiettiamo tutti ugualmente, se necessario, che né i contadini né i preti dei villaggi della fine del XIX secolo hanno mai rappresentato per gli insegnanti un pericolo paragonabile a quello degli islamici di oggi.

3 stelle su 5

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