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L’essere anonimo di Sergent_Pepper

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Rivelazione dell’ultima selezione Un certain Regard a Cannes, La storia di Souleymane si adatterà, per i ristretti detrattori del cinema francese, a questa tradizionale nicchia del cinema sociale di sinistra.

Possiamo comprendere l’irritazione di certi ideologi nel vedere un film del genere prendersi il tempo per dare un volto a chi è rimasto indietro, per investire i suoi territori, in così stretto legame con il suo quando gli viene consegnato il pasto.

In un contesto davvero documentaristico, dove descriveremo nel dettaglio le condizioni di vita degli immigrati privi di documenti, l’inferno delle procedure e il vizio dell’economia parallela a cui sono condannati, La storia di Souleymane è all’altezza del suo titolo. Si tratta di raccontare la sua vita, e la storia che dovrà imparare per sperare di ottenere asilo in Francia. In contrappunto al cinema verità, lo sviluppo di una finzione, unica via possibile all’integrazione, che potrebbe fare di lui un personaggio anonimo confuso nella massa dei lavoratori dichiarati.

Boris Lojkinparticolarmente ispirato al cinema rumeno (evoca l’urgenza narrativa di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni et La Morte di Dante Lazarescu) ripristina il tempo reale di una corsa che supera di gran lunga quello delle consegne. Souleymane è al punto d’incontro di tutti i predatori: quelli che gli devono dei soldi, quelli che gli prendono soldi, quelli che possono aiutarlo e quelli che lo sfruttano. Il risultato è una storia soffocante, che rimanda anche a questo implacabile viaggio di Rosettaattraverso una trattazione cruda, priva di musica e senza inutili affettazioni liriche.

Ma la grande forza del film consiste nel non ribaltare la struttura del thriller verso un’esagerazione miserabilista. Lojkinanel suo rapporto con la realtà, mostra anche altri aspetti della natura umana. Un compagno di dormitorio, un ristoratore di food truck, una caramella offerta da una cameriera… tanti micro gesti che possono dare nuovo slancio, e cancellare il manicheismo vittimistico, come mostriamo un cliente che rifiuta di scendere a prendere il suo comando in realtà non è stato in grado di farlo, o il modo in cui la polizia, lucida, non spingerà troppo oltre la sua operazione di controllo.

La storia di Souleymaneè finalmente quello vero, oscurato dalla finzione che si sforza di apprendere, e che potrebbe finire per sbocciare in un finale di eccezionale intensità, in una rottura radicale con il ritmo mantenuto fino ad allora. Dove impareremo, attraverso questa scuola di visione che solo il cinema può fornire, che il vero destino del protagonista, pur non rientrando negli schemi di finzione previsti dall’amministrazione, è sufficiente a sconvolgere qualsiasi essere umano capace di ascoltare i propri simili esseri umani.

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