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5 film scoperti al Festival Étrange e da non perdere

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Come ogni anno circa, lo Strange Festival ci ha servito un abbondante banchetto di pepite bizzarre e grandi classici in disparte. Uno sguardo ai 5 film che hanno trovato il favore ai nostri occhi.

Dal 3 al 15 settembre 2024 si è svolta la 30a edizione del Festival Etrange al Forum des Images, a Parigi. Un anniversario scandito da una serie di proiezioni speciali, attinte dal gigantesco archivio della manifestazione (hanno pubblicato anche un libro) da parte di diversi ospiti. È stata l’occasione, ad esempio, per scoprire la nuova copia di Ichi l’assassinopresentato da Noémie Merlant visibilmente felice di rivedere il monumento che ha segnato la sua (troppo) giovinezza.

L’Etrange Festival ha festeggiato anche un altro anniversario: quello della rivista Metallo urlanteil cui cinquantesimo anniversario è stato celebrato in una sessione lunga ed energicaospitato dall’élite dei fumetti di ieri e di oggi. Era, infine, la solita sequenza di classici anticonformisti e micro-pepite sperimentali. Impossibile vedere tutto, assaggiare tutto. Ecran Large ha quindi privilegiato le produzioni recenti che hanno attirato la sua attenzione. Ne mancano due: gli ottimi Il bagno del diavoloa cui abbiamo dedicato una recensione, e Riverboomentrambi già usciti in Francia.

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Il brillante Riverboom, da recuperare con urgenza

Celluloide sotterranea

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Tesoro nazionale

Mentre il superbo Semi di fico selvatico è ancora nelle sale, impossibile non tornare a questo documentario che racconta l’incontro tra Ehsan Khoshbakht, regista ora co-direttore del festival bolognese, e Ahmad Jurghanian, ex proiezionista che raccoglie e tenta di conservare centinaia di bobine di film, manifesti e altre reliquie, a rischio della sua vita.

Grazie alla parzialità di Khoshbakht, che enfatizza la propria esperienza, e il divario tra le loro due generazioni, Celluloide sotterranea non solo descrive la normale resistenza al totalitarismo islamico in Iran, ma anche la perseveranza della cultura popolare in un mondo che desidera solo fargli del male. Questi dialoghi a volte imbarazzanti tra i due uomini riflettono un intero spettro di cinefilia messo alla prova, dai club cinematografici studenteschi semi-clandestini al vero e proprio contrabbando di film.

E come spesso accade, quando si parla della tragica storia di questo Paese, si guarda alla pura e semplice distruzione della vita culturale, che non è mai assolutamente scontata, ma che cercherà sempre di trovare un modo per sopravvivere. Quasi tanto emozionante quanto disperante, quindi.

Fuga dal 21° secolo

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Aspettare

Ogni edizione ha il suo archetipo di successo asiatico. Fuga dal 21° secolo, con la sua atmosfera da film di fantascienza per adolescentinon rientra esattamente in questa categoria. Tuttavia rappresenta il meglio del meglio dell’intrattenimento cinese contemporaneo. È molto semplice, non sappiamo più a chi rivolgerci mescolare di generi frenetici che saltano di personaggio in personaggio, di formato in formato (fino a superare completamente il cinemascope), più velocemente di quanto le nostre sinapsi riescano a dare priorità alle informazioni.

C’è Detenzione di Joseph Kahn in questa storia di amici con il potere di viaggiare avanti e indietro nel futuro. Di Tutto ovunque, tutto in una volta Anche. La messa in scena abbraccia i codici e il ritmo infernale della cultura di Internet, trascinando lo spettatore in un vortice pop che è tanto più delizioso quanto le idee visive esplodono da tutti i lati. Usciamo esausti, non sicuri di aver capito tutto, sorpresi nel vedere i sottotitoli in cinese sui bordi dello schermo durante l’intera proiezione (?), ma anche felice di aver assistito a un simile spettacolocon cui il cinema hollywoodiano solo troppo raramente ci premia.

Memorie di una lumaca

  • Durata: 1h34
  • Uscita: 15 gennaio 2025 nelle sale
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Presque un film che fa sentire bene

Lo è dal 2015 e dal suo cortometraggio Ernie biscotto che non avevamo sentito Adam Elliot. Il direttore di Maria e Massimo ritorna da noi con un nuovo lungometraggio, e non meno importante. Memorie di una lumaca racconta la storia di Grace Pudel, una bambina appassionata di gasteropodi e maltrattata dalla vita. Qui l’animazione del volume serve a non suscitare meraviglia, ma per sottolineare la ruvidità di un mondo crudeledove l’essere umano, pur dotato di sensibilità, può anche essere ridotto a una forma grottesca, confrontandosi con l’assurdo morboso durante sequenze piuttosto traumatiche.

Il film si inserisce in un tema che ha irrigato il festival quest’anno: quello della malinconia e della depressione, già presenti in Il bagno del diavolo et La giovane donna con l’agovincitore del Premio del Pubblico. Incapace di giocare la carta strappalacrime, Elliot adotta quasi la forma di un romanzo picaresco per caratterizzare gli stati d’animo della sua eroina, che affronta le prove di totale cinismo con il massimo candore. Chi meglio di un’artista così dedita alla sua arte (i titoli di coda rivendicano con orgoglio l’umanità del team creativo), cosa meglio di un film d’animazione così carino per raccontare la storia di come si aggrappa a questa qualità.

Duello a Monte Carlo del Norte

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Plympton, sempre come un pesce nell’acqua

Oltre ad Adam Elliot, sotto i riflettori c’era un altro gigante dell’animazione: Bill Plympton. Il cineasta, la cui radicale indipendenza ha ostacolato l’invito del suo coproduttore alla proiezione, ha impiegato un po’ più tempo del solito per finire il suo film, a causa del COVID. Diapositivatitolo Duello a Monte Carlo del Norte chez nous, è un burlesque eco-western, raccontante l’arrivo di un cowboy particolarmente abile in una cittadina poco raccomandabile. Quando sul posto sono previste le riprese di un film di Hollywood, i gestori faranno di tutto per preparare il terreno.

Questa è l’occasione, come avrete capito, per il direttore di attaccare sia l’industria cinematografica che l’industria stessaschiacciando direttamente o indirettamente tutto sul loro cammino. Non è un’immagine: lo stile unico e spesso esilarante di Plympton rivela la letterale distorsione di corpi, ambientazioni e natura in un gioioso pasticcio di armi e gag, che a volte si trasforma in pura sperimentazione. I fan dell’uomo saranno felicissimi. Altri scopriranno un grande artista.

Casa di Sayuri

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Cerca appartamento o casa

Questa edizione è stata anche quella del sovvertimento dei codici. Quando Can Evrenol ci ha regalato uno stupro e una vendetta tanto aggressivi quanto politicamente virulenti (Sayara), il veterano giapponese Kôji Shiraishi ha proposto di stravolgere un po’ i cliché del J-Horror. È nella posizione giusta per farlo: in più di 30 anni di carriera, ha lavorato in numerosi sottogeneri dell’horror giapponese, del find-footage (Noroi: La maledizione) nel porno della tortura (Grottesco).

Un fantasma dai capelli lunghi, una casa di periferia, ragazze adolescenti in uniforme, una famiglia appena arrivata… È tutto lì. Ma proprio quando cominciamo a stancarci, lui ribalta tutte le questioni con un twist comico pensato per i festival e comincia ad accarezzare questi archetipi controcorrente. Per fare questo, spinge un personaggio secondario all’inizio della storia e lo rende immediatamente fantastico. Il risultato non è perfetto, tutt’altro. Ma questo sapiente mix di parodia e omaggio (l’amore per questa cultura di cui è stato artefice è sincero) colpisce regolarmente nel segno e fa onore al nome del festival.

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