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“La Haine”, dallo schermo al palcoscenico

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Durante una prova di “La Haine”, a Tremblay-en-France (Seine-Saint-Denis), 17 settembre 2024. CHRISTOPHE ENA/AP

Il pubblico di La Seine musicale a Boulogne-Billancourt (Hauts-de-Seine) non sapeva davvero cosa aspettarsi questo giovedì 10 ottobre per la prima del musical Odio. Come trascrivere sul palco l’urgenza di questo film cult degli anni Novanta, diretto da Mathieu Kassovitz e girato in bianco e nero? Come non apparire, trent’anni dopo, anacronistici in una società in cui le nuove tecnologie stanno sconvolgendo la quotidianità?

Certamente, come sottolinea il sottotitolo dello spettacolo, “Finora non è cambiato nulla”, i temi del film sono ancora onnipresenti nell’attualità: gli errori della polizia, la risposta violenta alle rivolte urbane, il sentimento di esclusione delle popolazioni della periferia, e quello del declassamento degli agenti di polizia. Come riesci a far divertire gli spettatori con un argomento così pesante? Tre giovani della città, Saïd, Hubert e Vince, vagano per il loro quartiere e per Parigi dopo una notte di disordini con l’arma smarrita da un agente di polizia. Contro ogni aspettativa, il musical rinnova il film e i suoi nuovi attori fanno quasi dimenticare Vincent Cassel e Saïd Taghmaoui.

I due registi, Mathieu Kassovitz e Serge Denoncourt, non si sono accontentati di mettere insieme i quindici bozzetti del film, li hanno modernizzati, rivitalizzati, in particolare con le coreografie di Emilie Capel e Yaman Okur, e hanno aggiunto scene come questo confronto tra hip- balli hop (break, krump, house) tra ragazze e ragazzi con questa risposta tagliente della sorellina di Saïd (“Non è più il 1995, non mi dici quando dovrei tornare oppure no. »)

Caos

Un altro momento forte che il regista ha aggiunto al musical: lo scambio romantico con il duro Vince e la sua fidanzata velata che vuole vederlo lasciare la città e la sua violenza. Sconcertata dall’atteggiamento disinvolto e pericoloso del suo compagno, barcolla. Le sue vertigini, il suo disagio e il suo desiderio di elevarsi al di sopra del suo quartiere in mezzo al caos sono descritti per la prima volta dal testo del rapper Doria ma soprattutto dal numero acrobatico di quest’ultimo. Si muove davanti a un’installazione video degli scenografi e creatori di immagini canadesi Silent Partners Studio. Per tutta l’ora e mezza dello spettacolo, le loro scoperte tecniche rubano la scena agli attori.

Leggi l’intervista (2023): Articolo riservato ai nostri abbonati Mathieu Kassovitz: “Voglio fare “La Haine”, uno spettacolo politico come “Hair” o “Starmania””

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L’ambientazione della Città dei Poeti a Chanteloup-les-Vignes (Yvelines), dove è stato girato il film, è ancora lì, ma le loro immagini le offrono nuova luce e profondità. Le facciate decrepite e grigie diventano quasi belle. La città passa in panorama mentre i tre personaggi principali camminano su un tapis roulant, dando la sensazione che gli spettatori si muovano contemporaneamente a loro. Già visto nello spettacolo Fiq! del Gruppo Acrobatico Tangeri, l’iPhone sostituisce lo specchietto di Vince, oppure lo specchietto retrovisore nella scena dell’auto che i tre ragazzi vogliono rubare. Una rivolta avanza inesorabile a suon di Canzone dei partigiani.

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