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“L’interprete di Superman ha cambiato la percezione della disabilità nella nostra società”

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Pubblicato l’8 ottobre 2024 alle 19:03 / Modificato l’8 ottobre 2024 alle 19:09

Bisogna essere figli di Superman per ripercorrere la vita del divo che meglio ha incarnato il supereroe sullo schermo? Ovviamente no, come dimostra il ginevrino Ian Bonhôte, co-regista insieme all’inglese Peter Ettedgui del documentario Superuomo. La storia di Christopher Reeve. Un duo al quale dobbiamo già lo straordinario McQueen (2018), ripercorrendo lo straordinario viaggio dello stilista Alexander McQueen. “Sono nato un anno prima dell’uscita del primo Superuomonel 1977, spiega Ian Bonhôte, poco prima della presentazione del suo nuovo film al Festival del cinema di Zurigo. Quindi ho perso un po’ il treno. Ne ero piuttosto un fan Guerre stellari. E ad essere sincero, un ragazzo che indossa la biancheria intima sopra la muta, lo trovo di pessimo gusto, come persona appassionata di moda”, dice ridendo. No, quello che mi affascinava di lui era il suo viaggio. Quello che ha vissuto dopo l’incidente a cavallo che lo ha lasciato tetraplegico. Come è riuscito a reinventarsi, a superare le sfide che ha dovuto affrontare…”

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