Secondo un recente rapporto pubblicato dal Centro per lo sviluppo globale, investire nell’istruzione prescolare e nell’assistenza all’infanzia in Africa rappresenta un’importante opportunità per rafforzare l’emancipazione economica delle donne. Questo rapporto evidenzia l’importanza cruciale di aumentare la spesa pubblica in questo settore per rafforzare le opportunità professionali per le donne, in particolare in paesi come Ruanda, Kenya, Costa d’Avorio e Senegal. Tuttavia, nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l’Africa attualmente spende ben al di sotto della soglia raccomandata dell’1% del PIL per l’istruzione prescolare.
L’impatto degli investimenti nella prima infanzia sull’empowerment delle donne
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l’ideale è investire almeno l’1% del PIL nell’istruzione prescolare, ma questa soglia rimane in gran parte non raggiunta in Africa. Entro il 2024, il Centro per lo sviluppo globale ha scoperto che l’aumento della spesa pubblica per l’assistenza all’infanzia e la prima infanzia potrebbe generare milioni di nuovi posti di lavoro in Africa entro il 2030, la maggior parte dei quali andrebbe a beneficio delle donne. Infatti, circa il 65% di questi nuovi posti di lavoro sarebbero occupati da donne, contribuendo così alla loro emancipazione economica.
Il rapporto intitolato “Spese per l’assistenza all’infanzia e lo sviluppo della prima infanzia in Africa: spunti di politica comparativa per promuovere l’emancipazione economica delle donne” evidenzia l’enorme potenziale di questi investimenti, concentrandosi su quattro paesi africani: Ruanda, Kenya, Costa d’Avorio. Avorio e Senegal. Secondo lo studio, questi paesi attualmente spendono meno dello 0,2% del loro PIL per l’istruzione prescolare, ben al di sotto della soglia dell’1% raccomandata dall’ILO. Ad esempio, il Ruanda destina solo lo 0,12% del suo PIL all’istruzione prescolare, mentre il Senegal ne stanzia lo 0,1%. La Costa d’Avorio è all’ultimo posto con solo lo 0,05% del PIL dedicato a questo settore, mentre il Kenya investe lo 0,08% del suo PIL.
Notevoli benefici economici derivanti dall’aumento degli investimenti
Lo studio stima che se questi paesi aumentassero i loro investimenti nell’istruzione della prima infanzia, ciò potrebbe trasformare l’economia locale aumentando al tempo stesso l’emancipazione delle donne. Se il Ruanda, ad esempio, aumentasse i propri investimenti al 3,96% del PIL entro il 2030, potrebbe creare più di 777.000 nuovi posti di lavoro. La Costa d’Avorio potrebbe generare fino a 1,2 milioni di posti di lavoro, mentre il Senegal potrebbe crearne quasi 900.000 aggiuntivi. Questi investimenti ridurrebbero anche il divario retributivo di genere, con riduzioni dal 4,65% al 33,62% a seconda del paese.
L’impatto dell’assistenza all’infanzia sull’empowerment delle donne
La mancanza di sistemi pubblici di assistenza all’infanzia per i bambini sotto i tre anni è uno dei motivi principali per cui le donne africane spesso rimangono bloccate in lavori precari o sono escluse dal mercato del lavoro. L’onere della cura dei bambini ricade principalmente su di loro, limitando la loro autonomia finanziaria e le opportunità economiche. In Uganda, ad esempio, un rapporto della Banca Mondiale (novembre 2024) rivela che l’83% delle donne è responsabile di cure non retribuite, rispetto al 53% degli uomini.
Ciò evidenzia l’urgenza di un cambiamento politico per migliorare l’accesso all’assistenza all’infanzia, ma anche la necessità di una riforma più ampia. In effetti, il miglioramento dei servizi di assistenza all’infanzia non sarebbe sufficiente per eliminare completamente le disuguaglianze tra uomini e donne. Affrontare altre barriere strutturali è essenziale per favorire l’inclusione economica delle donne in Africa.
Altri ostacoli all’emancipazione femminile
Uno dei principali ostacoli all’emancipazione delle donne rimane la loro sovrarappresentanza nei lavori vulnerabili, spesso nel settore informale, dove non hanno accesso a contratti di lavoro, sicurezza sociale o condizioni di lavoro dignitose. . Secondo un rapporto della Banca africana di sviluppo (novembre 2024), il 56,6% delle donne africane svolge lavori precari, spesso in settori poco retribuiti e scarsamente protetti. Inoltre, le norme sociali discriminatorie limitano anche l’accesso delle donne ai settori meglio retribuiti. Ad esempio, solo il 7,7% dei posti di lavoro industriali in Africa sono occupati da donne, nonostante il loro ruolo dominante nell’agricoltura e nel commercio al dettaglio.
Investire nella prima infanzia per liberare il potenziale delle donne
Investire nell’istruzione prescolare e nell’assistenza all’infanzia in Africa potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’emancipazione economica delle donne. Un simile investimento non solo migliorerebbe le condizioni di lavoro delle donne, ma stimolerebbe anche l’economia e ridurrebbe le disuguaglianze di genere. Tuttavia, affinché avvenga un cambiamento duraturo, è imperativo affrontare altre barriere strutturali che ostacolano la piena partecipazione delle donne alla forza lavoro. Allo stesso tempo, le riforme nel settore informale, una migliore tutela dei diritti dei lavoratori e la lotta contro le norme sociali discriminatorie sono essenziali per offrire alle donne africane reali opportunità di progresso ed emancipazione.
Moctar FICUU / VivAfrik