Di Frederic Strauss
Pubblicato il 9 gennaio 2025 alle 15:19
Aggiornato il 9 gennaio 2025 alle 15:59
C‘è l’ultimo film girato da Almodóvar prima della sua definitiva indipendenza, che gli permetterà di produrre i suoi film con il fratello nel rispetto del suo Désir (il nome della società che hanno creato insieme). Sentiamo il bisogno di questa nuova libertà Matador, che sembra il risultato di un conflitto di interessi: potrebbe essere un thriller efficace (il produttore ha dovuto aspettarlo), ma Almodóvar ovviamente ci ha messo il suo tocco personale, qui piuttosto barocco.
La pista di un serial killer matador è quindi lungi dall’essere l’unica tracciata. Attorno a questo enigmatico Diego, interpretato dall’imponente Nacho Martínez, ruotano un giovane sessualmente disturbato (Antonio Banderas), una top model che rappresenta allo stesso tempo la tentazione e l’innocenza, e un avvocato che scambia i suoi amanti per tori e li uccide con un lungo bobby. spillo. Il tutto rimane un po’ disparato, nonostante la coerenza delle parole di Almodóvar, che esplora a suo modo gli infiniti legami tra eros e thanatos. Della corrida conserva i rituali, un’arte cerimoniale sontuosa e crudele allo stesso tempo, e la adatta ai balletti romantici. Questa è la parte più riuscita del film, esteticamente. Ma possiamo anche lasciarci sedurre dalla bizzarria della storia dell’eclissi solare che alla fine svela la trama e vi introduce una dimensione cosmica, mostrando almeno che, anche nei suoi giorni meno luminosi, Almodóvar ha ancora un certo appetito per il cinema.