Sdraiato sulla tavola, con il petto premuto contro la cera, l’attesa finisce. Uno dopo l’altro, le braccia ricoperte di neoprene si tuffano nelle acque salate del Mediterraneo.
Alla ricerca della velocità per catturare l’onda, quella che si stagliava nel flusso ininterrotto della corrente marina. Decollo riuscito, entrambi i piedi hanno il controllo della tavola, inizia la planata.
Come un attimo sospeso, fuori dal tempo, durante il quale non pensiamo ad altro che a questa comunione con gli elementi, una brezza che accarezza il viso, tempestato dalla salsedine degli spruzzi marini. Pochi momenti di condivisione, circondati da chi vive questa passione insieme a noi.
Così presenta Nicolas Loth, regista martrois cresciuto nella città di Archangel, nel suo film documentario sul surf Domani è tornato.
Ritorno alle origini, visto che quest’ultimo sarà proiettato questo sabato alle 20,45, alla presenza di una parte della troupe, al cinema Le Vox di Fréjus.
Cullati dallo scivolo
Lascia il grigio parigino per il sole della Costa Azzurra, “Avevo otto anni quando i miei genitori vennero dalla capitale per invadere il Var! Avevamo una casa di vacanze a Valescure, mio padre e mia madre si innamorarono di questa zona e ci stabilimmo lì” ricorda Nicolas Loth.
Mentre sua madre, che gestisce un negozio a Port-Fréjus, lavora, Nicolas gode di una certa libertà. “Stavo uscendo in bicicletta per una passeggiata a Saint-Raphaël. Avrò avuto solo nove o dieci anni quando, fermo davanti al Popeye, accanto al McDonald’s, vidi degli skateboarder. Rimasi paralizzato nel guardarli, per lunghe ore” rintraccia il regista.
Così il giorno dopo, con un vecchio skateboard recuperato dalla casa di famiglia sotto il braccio, il ragazzo parte alla ricerca della banda. “Avevano vent’anni ma mi hanno adottato, chiamandomi piccolo Nico’e stavo vivendo il mio incontro con gli sport da tavola.”
Con l’esterno dei chiodi, talvolta al limite della liceità della pratica in assenza di sufficienti strutture a disposizione. “A volte facevamo inseguimenti con la polizia. Andavamo a pattinare in Place Coullet anche se era proibito! Momenti indimenticabili, mi ha fatto crescere ancora più velocemente, seguendo i più grandi” dice Martrois con la voce carica di memoria.
Incontro con il surf
Dopo un’esperienza da ciclista professionista, seguendo le orme di un padre che ne ha fatto anche la sua professione, Nicolas va incontro alle sue prime onde.
“Il surf è arrivato tardi, avevo 30 anni quando mio cognato J.-D mi ha fatto conoscere un’onda ad Antibes, e la sensazione di scivolare nella mia giovinezza è tornata, come se fosse decuplicata.” ricorda il regista 37enne.
Divertente contrasto, in pieno inverno, tra il contatto del tabellone e la visione degli automobilisti in viaggio verso il posto di lavoro. “Ho avuto un’incredibile sensazione di libertà, sono rimasto davvero punto, per sempre. È una sensazione davvero pazzesca, l’energia del mare, dell’acqua, il fatto di scivolare e domare quest’onda, questo ambiente, è magico!” confida Nicolas Loth.
Le acque del Mediterraneo sono raramente gonfie di barre di swell. Ma “I surfisti non sono necessariamente esigenti e si divertiranno anche su onde molto piccole. Questo film è un po’ un inno alla resilienza, alla pazienza, all’attesa, perché ci accontentiamo delle condizioni che abbiamo. E anche su onde piccole, il surf ci fa molto bene e ci permette di ritrovare la nostra anima infantile. Dimentichiamo tutto, stare lì solo per divertirci. Con il mio gruppo di amici alcuni sono sulla cinquantina, il surf lo è il nostro momento, fuori dal tempo, per fuggire dalle responsabilità della vita quotidiana e attendere le onde nell’acqua, per vivere pienamente il momento presente. confida questo appassionato di sport da tavola.
Lente in mano
Fin da quando era molto giovane, il regista ha avuto sete di rappresentare ciò che lo circonda. Andare in bicicletta e poi, ovviamente, fare surf. Autodidatta, Martrois ha iniziato come libero professionista presso Eurosport, raccogliendo alcuni consigli da sinistra a destra per ampliare il suo know-how.
“In mezzo ai miei amici, che mi raccontano come gestire il surf e la vita familiare, appassionato fin dal primo mattino scrutando le onde attraverso le webcam online, questi scambi con un gruppo di amici ho voluto metterli in immagini. Alla maniera di uno scrittore che l’avrebbe messo su carta” spiega il surfista.
E per aggiungere: “È un film che non ho fatto per gli altri, ma per loro. Lasciamo che conserviamo un ricordo con gli amici. Sono molto orgoglioso che i miei amici abbiano trovato questo documentario fedele alla nostra vita quotidiana tra le acque di Antibes e Saint-Aygulf , fare le cose con il cuore, e non con lo scopo di piacere, funziona sempre meglio!”