Recensione del film “Monsieur Aznavour” con Tahar Rahim

Recensione del film “Monsieur Aznavour” con Tahar Rahim
Recensione del film “Monsieur Aznavour” con Tahar Rahim
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Nel 2018, il cantante Charles Aznavour è morto alla veneranda età di 94 anni. Quell’anno fece un altro tour. Ciò significa che l’immenso cantautore e attore nel tempo libero non è morto sul palco, ma quasi. Questa determinazione di Charles Aznavour a cantare, cantare sempre, e non, soprattutto, a non fermarsi, perché mai soddisfatto del successo, mai soddisfatto, è al centro di Signor Aznavourun dramma biografico scritto e co-diretto da Grand Corps Malade e Mehdi Idir. Il film è accompagnato da una performance assolutamente straordinaria di Tahar Rahim.

Come potete immaginare, non deve essere stato facile costruire uno scenario degno dell’eccezionale destino di Charles Aznavour. Tanti successi artistici, incontri significativi, aneddoti incredibili, per non parlare di una vita privata non proprio noiosa… Tutto questo, spalmato su lunghi, lunghissimi anni…

Ciò che il Grand Corps Malade e Mehdi Idir hanno deciso di ricordare (Pazienti ; Vita scolastica) si rivela affascinante sia all’inizio che nella parte centrale. Così, dopo un bellissimo prologo che mostra come Charles Aznavour, nato Aznavourian, abbia ereditato il gusto per lo spettacolo dai suoi genitori emigranti armeni, proseguiamo con i duri anni dell’occupazione nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa parte, che rimanda tra l’altro alla partecipazione di Aznavour alla Resistenza, è avvincente, forse perché poco conosciuta.

Charles Aznavour diventa amico di Pierre Roche (Bastien Bouillon)… Insieme sono famosi. Entra Edith Piaf (fa-bu-leuse Marie-Julie Baup), che li prende sotto la sua ala protettrice, soprattutto la prima. Tuttavia, la generosità dei Môme si accompagna a pretese che, a lungo termine, risultano troppo grandi.

Senza dimenticare la parentesi a Montreal al cabaret Golden Pheasant (Serge Postigo interpreta il comproprietario Edmond Martin), poi il ritorno a Parigi durante il quale Aznavour decide di fare da solo d’ora in poi… Come lo abbiamo visto lasciare la sua prima moglie e loro figlio (“Se devo lasciare tutti indietro, lo farò”, ha avvertito), lo vediamo rompere la sua associazione con Roche.

Ma la salita è lunga e faticosa. Sulla stampa, a volte viene trattato con indifferenza, a volte ridicolizzando la sua differenza: la piccola taglia, il naso prominente (se lo farà rifare), la voce “velata”… L’umiliazione diventa un motore del successo, un altro .

In un ingegnoso contrasto, i realizzatori evocano il momento decisivo in cui Aznavour ottiene finalmente un vero trionfo, quando pubblica una nuova canzone: Mi sono già vistosulle battute d’arresto di un cantante fallito, l’esatto contrario di ciò che sta accadendo.

Durante la prima ora circa, il film assume i tratti di una vera cronaca storica, ampia e precisa. Siamo portati via.

Lavoro vocale straordinario

Il film è un po’ meno conclusivo in seguito. Con l’avvicinarsi dell’epilogo, infatti, sentiamo l’urgenza di coprire quanta più strada possibile nel minor tempo possibile. In tal modo l’elaborazione diventa un po’ ridondante. Composizione di una nuova canzone immortale, ricordo di questo divorante bisogno di superare se stessi, di insoddisfazione indescrivibile, di vita personale che fallisce: applicare, ripetere.

Alla fine, si ha l’impressione di trovarsi davanti ad un “ meglio di »mettere in immagini. Quest’ultima parte è tuttavia attraversata da altri bellissimi spunti, come le scene, girate identiche ma in tempi diversi, in cui Aznavour, solo in una camera d’albergo prima squallida poi lussuosa, confida alla sorella Aïda (Camille Moutawakil) il telefono.

I tempi cambiano, ma resta la solitudine che accompagna l’ambizione del cantante.

E come abbiamo accennato fin dall’inizio, c’è Tahar Rahim che, nei gesti, nella voce e nelle emozioni, diventa letteralmente Charles Aznavour. Il suo lavoro vocale, sia sul palco che durante le sequenze quotidiane, è incredibile (come spiegato in un’intervista a Doverela voce di Aznavour è stata mescolata con quella di Rahim in alcuni brani, ma il secondo ha cantato tutto durante le riprese).

Eccellente nella performance, il trucco protesico che aumenta la somiglianza non nasconde mai le sfumature che l’attore infonde nella sua interpretazione. Con questo numero perfetto in ogni senso, possiamo scommettere che Charles Aznavour sarebbe stato… soddisfatto.

Signor Aznavour

★★★ 1/2

Dramma biografico di Grand Corps Malade e Mehdi Idir. Sceneggiatura di Grand Corps Malade e Mehdi Idir. Con Tahar Rahim, Camille Moutawakil, Bastien Bouillon, Marie-Julie Baup, Petra Silander, Serge Postigo. Francia, 2024, 133 minuti.

Da vedere in video

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