“Trovo sempre più interessante quando la commedia è proprio sull’orlo dell’abisso”
13/11/2024 – Il regista e scrittore belga ci parla del suo nuovo film, il ritratto divertente ma malinconico di un artista che ha perso il senso della realtà
(© Patricia Mathieu)
Abbiamo incontrato il regista e scrittore belga Stefan Liberski in occasione dell’uscita in Belgio con O’Brother del suo nuovo film, la commedia L’arte di essere felici [+lire aussi :
critique
interview : Stefan Liberski
fiche film]che dipinge un ritratto divertente ma malinconico di un artista che ha perso il senso della realtà, Jean-Yves Machond, interpretato con convinzione da Benoît Poelvoorde. Perso nella sua visione tutta teorica dell’arte e della vita, si allontana dal mondo delle sensazioni e dei sentimenti, e tenterà, attraverso un ritorno alle fonti della pittura, di cambiare il corso della sua esistenza.
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Cineuropa: Ci può parlare? L’arte di essere felici in poche parole?
Stefan Liberski : L’arte di essere felicicredo che si tratti soprattutto di un personaggio, quello di Jean-Yves Machond, interpretato da Benoît Poelvoorde. È la ricerca di un uomo perso nei concetti, perso nell’irrealtà e che si fa strada verso l’ispirazione e la felicità. Era un artista concettuale riconosciuto, che esponeva stanze vuote. Poi era un insegnante. Ma quando il film inizia, cerca qualcos’altro. Parte per la Normandia per provare a lasciarsi trasportare dal territorio degli impressionisti, dalla bellezza del mondo. Ma come sempre nel suo caso, più di ogni altra cosa rimane nel regno dell’idea, e questa è l’essenza della commedia.
Possiamo dire che è stato così immerso nel concetto da aver perso il contatto con la vita reale e che la sua scappatella gli farà riscoprire sia le sue sensazioni che i suoi sentimenti?
Sì, penso che sia quello che sta cercando. Lo è stato, è chiuso nelle sue idee già pronte, e ne soffre. Anche lui ha una storia familiare difficile, ma è ad un punto della sua vita in cui sta cercando di farcela. Ma egli fugge da un’idea per entrare in un’altra idea. Sembra un po’ patologico quando lo dico, ma è anche ciò che lo rende divertente, soprattutto perché ci sono molti malintesi nelle sue interazioni con le persone che incontra. L’ispirazione non arriva, quindi si mescola con la gente del posto, i piccoli pittori locali. Quest’avventura in Normandia sarà anche per lui un’occasione per riconnettersi con il suo corpo, attraverso l’amore, attraverso l’atto della pittura che aveva un po’ dimenticato.
Per interpretare Machond avevamo bisogno di un attore con la corporatura giusta.
Benoît Poelvoorde è presente fin dall’inizio di questo progetto, ispirato da un libro scritto da Jean-Philippe Delhommedi cui siamo entrambi amici. Abbiamo parlato molto con Benoît, durante tutta la scrittura, la discussione è continuata durante le riprese, le cose stavano ancora cambiando. È una vera collaborazione. Avevo un po’ paura che questo personaggio, perso nel concetto, mancasse di tenerezza, e Benoît gli ha portato molta umanità. Qualunque cosa suoni, c’è un’enorme generosità.
C’è un personaggio piuttosto inaspettato, si tratta della casa in cui si stabilisce Machond, una sorta di UFO ambientato nel paesaggio della Normandia.
Ovviamente non avrebbe scelto una casa qualsiasi per il suo esilio. Ha messo gli occhi su una casa di un architetto degli anni ’70, un architetto anarco-utopico, una di quelle case-bolla, o piattini. Rovine quasi inabitabili, ma che rappresentano concetti nuovi. È stato molto divertente per noi realizzare questa casa.
Il personaggio di Machond è sull’orlo del collasso, eppure il film è ancora una commedia. Puoi parlarci del tono del film?
Trovo sempre più interessante quando la commedia è al limite. Sta accadendo qualcosa di importante a Machond e, poiché ha sempre torto, si creano situazioni comiche. Il suo modo di vedere le cose concettualmente è anche una forma di resistenza, un rifiuto di aprirsi al mondo. In effetti è un film sulla negazione della realtà, che mi sembra particolarmente interessante da esplorare perché è qualcosa di cui soffrono molte persone oggi, credo. Abbiamo un mondo paralizzato dalle ideologie, dalle battaglie, dalle idee, da una piccola dialettica poco sottile. Ma di tanto in tanto devi farti da parte per vedere la realtà. Quindi questa commedia è anche un invito a una maggiore realtà.
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