Ispirato da un fatto di cronaca francese, il film racconta il dramma di due ragazzi di 5 e 7 anni abbandonati dalla madre dopo la guerra e sopravvissuti per sette anni soli nella foresta. Decenni dopo, si incontrano di nuovo per guardare indietro al loro passato.
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Aggiornato alle 11:30
Non c’è niente di peggio nel cinema di una storia vera che sembra… non plausibile. Questo è il caso di Fratelliil secondo lungometraggio di Olivier Casas, con Mathieu Kassovitz e Yvan Attal. Per realizzare il suo film, il cineasta si è basato sulla storia del suo amico Michel de Robert de Lafregeyre, sopravvissuto sette anni con suo fratello nella foresta negli anni ’50, Patrice, il maggiore, purtroppo! ha concluso la sua vita 30 anni fa. Ecco perché il sopravvissuto ha deciso di raccontare la sua storia.
Quando il film è uscito in Francia la primavera scorsa, sul giornale è apparsa un’inchiesta Sud-ovest messo in dubbio la veridicità dei fatti, scatenando polemiche. Gli autori di Fratelli hanno difeso il loro film. Dramma reale sui bambini abbandonati? O una storia abbellita di un’infanzia infelice? Non importa, l’importante è sapere se il film è bello oppure no…
La risposta è no. Nonostante la forza della recitazione dei due attori protagonisti, la regia di Olivier Casas è pessima e piena di cliché sulla fraternità e sulla solidarietà maschile. I due fratelli (uno diventato medico, l’altro architetto) lasceranno Parigi all’inizio del film. Si incontrano in una capanna ad Abitibi, per cacciare lepri, accendere fuochi e suonare la chitarra, ricordando la loro infanzia survivalista che hanno nascosto ai loro cari.
Costruito su due temporalità, il film si muove costantemente dall’infanzia all’età adulta dei protagonisti. Una narrazione fuori campo, con la voce di Yvan Attal, spiega costantemente le immagini che vediamo sullo schermo… Senza dubbio perché il regista, per mancanza di mezzi e talento, non riesce a trasmettere la dura realtà del dramma di questi bambini selvaggi…
“Nostra madre ci ha comunque trasmesso la capacità di abbandonare tutto senza voltarci indietro”, dice il narratore per spiegare la loro nuova fuga. Entrambi gli uomini non riescono a dimenticare l’ingiustizia della loro infanzia. Hanno ricostruito le loro vite mantenendo per sé il loro oscuro segreto. Attraverso molte bugie. Possiamo capirli.
Tuttavia, il modo in cui il regista ha trattato il tragico esito di questa storia è discutibile. La salute mentale e il suicidio sono questioni serie. Non possiamo avvicinarli con una scena finale che sembra scritta sull’angolo del tavolo.
Nella stanza
Dramma
Fratelli
Oliviero Casas
Con Yvan Attal, Mathieu Kassovitz
1h46
4/10