Breaking news
Paul Willemse, 174 giorni dopo -
Guilherme Voss, la scommessa dell’uomo del Pacifico -

Quanto è bello il nuovo “Emmanuelle”?

Quanto è bello il nuovo “Emmanuelle”?
Quanto è bello il nuovo “Emmanuelle”?
-

Quanto vale la nuova “Emmanuelle”?

Ahimè, non molto. Nonostante un regista incoronato con un Leone d’oro veneziano e una brava attrice, questo catalogo di brutti cliché è una grandissima delusione.

Iscriviti ora e goditi la funzione di riproduzione audio.

BotTalk

Sappiamo che l’utilità dei remake è raramente ovvia. Ma con questa nuova versione di “Emmanuelle” c’era ancora qualche speranza. Un prestigioso film d’autore diretto da Audrey Diwanun regista incoronato con il Leone d’oro a Venezia nel 2021 per “The Event”. Un’attrice, Noémie Merlant, con scelte spesso giudiziose. E una vera produzione alle spalle, è vero con una quota di Netflix che in genere non incoraggia l’indulgenza.

Speravamo in almeno un film con una vera prospettiva. Solo le cattive voci potevano smorzare l’entusiasmo. Si diceva che Cannes non avesse voluto il film, e nemmeno Venezia. Rimase San Sebastián, che lo scelse, ma come apertura (la sera del 20), come se si trattasse di liberarsene il più in fretta possibile.

A questo punto troverai contenuti esterni aggiuntivi. Se accetti che i cookie vengano inseriti da provider esterni e che i dati personali vengano trasmessi a loro, devi consentire tutti i cookie e visualizzare direttamente i contenuti esterni.

Consenti i cookieMaggiori informazioni

La scoperta del filmato purtroppo conferma questi timori. Catalogo di inquadrature chic ma non scioccanti, “Emmanuelle” rivela una Noémie Merlant gelida e senza ispirazione che vaga per i corridoi e le suite di un palazzo a cinque stelle di Hong Kong dove vive qualche avventura. Niente, in realtà. Lingerie che le scivola via dalla spalla, uno sconosciuto che la abbraccia in una cabina, una coppia che rimarrà fuori dallo schermo per un trio triste come un picchetto e una escort asiatica che viene rimorchiata male.

Il tutto in una serie di scatti costantemente sottoesposti, come se fosse il prezzo da pagare per apparire sexy. Questo erotismo è confinato a una superficie liscia e fredda, che evoca brutte riviste patinate. La trama, astratta e poco interessante – il tema del voyeurismo è affrontato ma non trattato – si trascina lentamente, in una sorta di letargo misurato, quasi anacronistico. Una visione totalmente datata.

Pascal Gavilletto è giornalista nella sezione culturale dal 1992. Si occupa principalmente di cinema, ma scrive anche di altri ambiti. In particolare, di scienza. In questa veste, è anche matematico.Maggiori informazioni @PascalGavillet

Hai trovato un errore? Segnalacelo.

4 commenti

-

PREV In tournée con un medico di campagna, nel cuore del Massiccio Centrale, in un nuovo documentario
NEXT Un inizio deludente per il ritorno di Optimus Prime