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24 Ore di Le Mans. “Nel 1999 ho fotografato la Mercedes di Webber che volava contro le Mulsannes”

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“La prima volta che sono venuto come fotografo alla 24 Ore di Le Mans è stato nel 1998. Fino ad allora ero assistente di laboratorio presso l'agenzia DPPI. Fu l'anno del ritorno della Mercedes a Le Mans. Non venivano dal terribile incidente del 1955. Fecero qualche giro e poi si arresero subito. L'anno successivo tornarono. Se ricordo bene, sono in ritardo nella preparazione. Stanno testando nel loro angolo. Cercano in tutti i modi di essere competitivi.

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Sono tornato anch'io. Al DPPI prepariamo, come per ogni edizione, un piano di battaglia. Siamo quattro o anche cinque fotografi. Condividiamo i luoghi imperdibili lungo il circuito. Nel 1998 facevo solo le tribune. Ecco, vado sul circuito. Per il riscaldamento volevo vedere le auto all'alba. Ho scelto la rotatoria di Mulsanne perché era sull'asse. Mi sono detto che se fa bel tempo ci sarà una bella luce. Può essere carino. Sapevo che il mio tempo era limitato perché il riscaldamento dura solo 30 minuti ma volevo andare in questo luogo che, oggi, non è più accessibile. L'obiettivo era quello di realizzare angoli che non saremmo stati necessariamente in grado di fare durante la gara.

Per accedere a questo punto, ci vogliono dai 30 ai 35 minuti in scooter dalle tribune.

“Ero un po’ stressato, non volevo perdermi”

Ero un po' stressato. Mi ricordo, parto alle 7 del mattino Non volevo perdermi qualcosa, non perdermi per strada. Sono un giovane fotografo. Arrivo sul posto poco prima delle 7:45, un'ora prima della chiusura degli accessi. Mi dirigo verso la rotonda per posizionarmi….

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