Nella commedia People, Places, Things, Anne-Élisabeth Bossé veste i panni di una giovane ed eccentrica attrice che entra in riabilitazione. L’attrice quarantenne offre una performance eccezionale e di alto livello che, di per sé, vale il viaggio.
In mostra fino all’8 febbraio al Trident, l’opera del drammaturgo inglese Duncan Macmillan, rappresentata negli Stati Uniti, a Toronto e Londra, è presentata nella traduzione di David Laurin.
Persone, luoghi, cose, è la storia di Emma, una giovane attrice che si ritrova in riabilitazione. Alcol, droghe e farmaci psicotropi sono le sue vie di fuga dalla vita quotidiana.
Emma si presenta in questa clinica con l’obiettivo di uscire il più velocemente possibile. Assenze e comportamenti strani durante uno spettacolo gli hanno fatto perdere il lavoro. Lavoro che vuole ritrovare.
Lo spettacolo inizia con un tuono e troviamo Emma sul palco, incapace di rispondere al suo compagno di gioco.
Ricoverata in una clinica, affronterà le sfide legate ai trattamenti di disintossicazione. Le regole, la vita quotidiana e gli incontri di gruppo in cui i partecipanti si rivelano. Al di sopra della mischia, Emma non ha bisogno di tutto questo.
Ricadute, realizzazioni, tentazioni, il viaggio è tutt’altro che facile per questa eccentrica giovane donna che ama recitare ruoli e attirare l’attenzione. Il che è, in parte, all’origine dei suoi problemi di consumo.
Foto fornita da Le Trident (credit Stéphane Bourgeois)
Anne-Élisabeth Bossé offre una performance focosa. Il testo è coerente. Interpreta in modo realistico il lato fisico della dipendenza.
Le parole che si sovrappongono, il dimenarsi del polpaccio sinistro, la tazza di caffè che gli trema in mano, i gesti sono perfetti.
Gli stati di Emma
In compagnia del ballerino Fabien Piché, il regista Olivier Arteau ha avuto l’ottima idea di integrare segmenti coreografici, dove gli attori-ballerini diventano tutti Emma e vivono i momenti di crisi dei periodi di astinenza. Notiamo anche una grande ricerca in termini di elaborazione del suono e illuminazione.
Foto fornita da Le Trident (credit Stéphane Bourgeois)
Anche Maude Guérin, Marc-Antoine Marceau, Jean-Sébastien Ouellette e Charles Roberge si distinguono in questa coproduzione con il Théâtre Duceppe.
Lo spettacolo, che dura due ore e venti con un intervallo, a metà dello spettacolo gira un po’ in tondo. Le diverse testimonianze di persone che sono in terapia sono un po’ casuali. Non si tratta di una novità, a volte prevedibile e caricaturale.
Questo segmento, tuttavia, ci permette di aggiungere un livello al carattere di Emma e al suo desiderio di occupare tutto lo spazio.
People, Places, Things è una proposta giusta e di successo della vita quotidiana delle persone che soffrono di dipendenze. Anche se il tema è pesante, troviamo momenti di umorismo e leggerezza avviati da Marc-Antoine Marceau e Jean-Sébastien Ouellette. Il testo è forte e la qualità del gioco c’è.
Questo pezzo rivela anche e soprattutto l’immenso talento di Anne-Élisabeth Bossé al centro di una partitura teatrale complessa dove non la vediamo spesso.
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