“Papivore”, “Quarto Potere” o, per usare il sottotitolo dell’eccellente biografia di Adeline Wrona, “Napoleone della stampa”: questi aggettivi calzano come un guanto a Émile de Girardin (1806-1881) il cui curioso destino è quello di essere stato uno degli esseri più potenti e temuti del 19° secoloe secolo, facendo e disfacendo governi, sia quasi scomparso dai radar ma rimanga per tutti coloro che sono interessati alla storia della stampa, il geniale inventore di quella che conosciamo.
Personaggio tanto appariscente quanto discreto, Girardin divenne famoso quando fondò “La Presse” nel 1836, secondo il duplice principio che un giornale si vende due volte – ai suoi lettori e ai suoi inserzionisti – e che il prezzo della pubblicità è indicizzato. sul sorteggio. Una rivoluzione che sta trasformando da cima a fondo un panorama mediatico in forte espansione che Girardin, talentuoso imprenditore e tenace litigante, ha l’ambizione di dominare abbracciando lo spirito dei tempi e fondando successivamente giornali.
Balzac, amico e rivale
Scrivere la propria biografia è come aggiungere un capitolo a “La Comédie humaine” di Balzac. Figlio naturale del conte Alexandre de Girardin, che combatté ad Austerlitz e promosso da Napoleone, Émile ha un’ossessione: far riconoscere la sua stirpe, una battaglia difficile che finisce per vincere senza perdere la sua reputazione di parvenu. Non importa: questo Rastignac è un maniaco del lavoro, un networker e un uomo d’affari molto più efficiente del suo amico e rivale Honoré “de” Balzac nella recentissima particella.
Un colpo di genio di Girardin fu quello di arruolare nei suoi diari i migliori scrittori del suo tempo, Balzac ma anche Alexandre Dumas, Théophile Gautier, George Sand. E l’elenco dei suoi sodali, al crocevia tra lettere e politica, è un elenco di società con Lamartine, Victor Hugo e Adolphe Thiers in testa alla gondola. Girardin entra rapidamente in politica, viene eletto deputato della Creuse, una carica modesta ma che mette il giornalista in un’imboscata per un destino ministeriale che non arriverà mai.
Un opportunista
Nella sua ascesa, un ruolo chiave giocò la sua prima moglie Delphine Gay, che firmò “Le Vicomte” in influenti serial sulla stampa del “sistema Girardin”. Mentre la sua “Musa” risplende nel suo salotto, il marito dirige, monta, partecipa senza dimenticare le donne tra cui la contessa Marie d’Agoult, compagna di Franz Liszt. In politica, questo opportunista iniziò come monarchico e finì come repubblicano dopo aver sostenuto le rivoluzioni del 1830 e del 1848 e fornito un sostegno fondamentale al Secondo Impero: gli affari sono affari.
Il biografo ha avuto accesso alla corrispondenza lasciata da Girardin nonostante il suo desiderio di cancellare le sue tracce. Quanto basta per alimentare una storia affascinante che getta luce sulla politica tanto quanto sull’economia, sulla letteratura ma anche sulla musica, sulle classi sociali e ovviamente sul mondo della stampa. Adeline Wrona non manca di ricordare che Girardin scomparve nel 1881, anno del voto sulla legge sulla libertà di stampa da lui in parte elaborata, libertà che fu la sua unica pietra miliare, e che pietra miliare!
“Emile de Girardin, il Napoleone della stampa”, di Adeline Wrona, ed. Gallimard/biografia, 256 pag., €22.
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