IL « Bambina con Nicole Kidman »è lei, Halina Reijn, regista, sceneggiatrice e produttrice olandese, nata ad Amsterdam nel 1975. È piuttosto sconosciuta ai radar, e spesso sorvoliamo sul suo nome, come se fosse il soggetto di Bambinabastavano un tuffo nei desideri tormentati di una donna di potere e l’aura della sua attrice protagonista.
A Venezia, dove il suo film è stato presentato in concorso, la cineasta ci è scappata come Cenerentola, dopo aver scarabocchiato il suo 06 sul nostro taccuino. Un esercito di addetti stampa ha poi bloccato l’accesso a qualsiasi intervista. Quando finalmente la incontriamo, in un grande hotel parigino, questa frizzante bruna sfoggia un sorriso XXL dalla sua altezza di 1,80 metri, tacchi a spillo compresi, sprofondando nella morbidezza del tappeto.
Nell’era post-Metoo, il cinema erotico di Reijn avanza su un sentiero di cresta, con il suo sguardo femminista e il suo coordinatore dell’intimità. La regista cerca di reinventare i film sulfurei della sua giovinezza, Istinto di base (1992) di Paul Verhoeven Il pianista (2001) di Michael Haneke, aggiornando gli scenari. Il suo primo lungometraggio, Istinto (2019), ha già esplorato il divieto e la manipolazione: in un ambiente carcerario, una psicologa si oppone al rilascio di un molestatore sessuale, ma la sua mente si confonde mentre lui cerca di sedurla.
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