Un ultimo concerto per salutare Bernie Constantin, l’iguana alpina

Pubblicato il 9 gennaio 2025 alle 14:10 / Modificato il 9 gennaio 2025 alle 20:06

3 minuti lettura

Un ritratto in bianco e nero di Bernie Constantin, con la pelle abbronzata, sovrasta il piccolo palco. Il concerto inizia con Lola Berlingocanzone cantata dal nipote Eric, e suonata dai suoi musicisti storici. Un po’ troppo piccolo per accogliere il pubblico presente questo mercoledì sera, L’Entrepôt de Blignou, nel suo villaggio natale di Ayent, profuma di fumo, alcol e rock’n’roll. C’è molta tristezza ma anche una strana forma di piacere festoso tra il pubblico, un mix eterogeneo di volti della musica vallesana o francese, e semplici abitanti del villaggio, giovani o vecchi. Tutti sono convinti che Bernie avrebbe davvero apprezzato questo “bordello” e questa atmosfera senza tempo per i suoi addii. Per suo figlio Jessie Kobel, che canta in fondo alla sala, circondato dalla sua famiglia, “è dolore ma anche molto orgoglio”.

Poco prima, al funerale di Sion, una lunga fila si è allungata per benedire la sua bara cospargendolo di whisky con un microfono come scovolino. Soprannominato “l’iguana alpina”, Bernie Constantin è morto il 2 gennaio all’età di 77 anni, stremato da una vita di eccessi. Apparso sui palcoscenici americani negli anni ’70 e sui televisori francesi negli anni ’80, era diventato un personaggio della leggenda locale. Appena più giovane, il musicista Paul Mac Bonvin ricorda le lunghe passeggiate sulla neve per assistere ai concerti del suo primo gruppo, i White Angels, negli anni ’60. Confida la sua ammirazione per “un vecchio compagno di viaggio” al quale deve il suo amore per il rock e perfino il suo stesso nome d’arte: “Era una star. Quando è arrivato da qualche parte, abbiamo visto solo lui”.

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