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Intrecci: una mostra gratuita di Lachinoise Manon Pelletier al CCCHL di LaSalle fino al 23 gennaio

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Interrogare l’invisibilità del visibile è ciò che ci invita a fare l’artista lachinese Manon Pelletier, attraverso la mostra dal titolo Intreccifino al 23 gennaio 2025 presso il Centro Culturale e Comunitario Henri-Lemieux (CCCHL) a LaSalle.

Questa mostra invita i visitatori a immergersi in un universo in cui realtà e immaginazione si intrecciano in modo poetico e sociale. Le opere della Pelletier, che oscillano tra figurazione e astrazione, riflettono la sua riflessione sulle interconnessioni tra questi due mondi.

Nata a Lachine, vive e lavora ancora lì. Il suo quartiere ha un’influenza sulla sua arte? ” Assolutamente ! E sempre di più! », spiega, a Novità da quil’artista che ha lavorato a lungo sul rapporto tra la natura e l’uomo. Ogni giorno, la Lachinoise passeggia sulle rive del lago Saint-Louis dove ricaricherà le sue batterie fisicamente e mentalmente e troverà la sua ispirazione. “Ho il privilegio di vivere in un ambiente come quello, di avere accesso alla natura. È ancora essenziale per riflettere”, confida.

Manon Pelletier ha dedicato più di quarant’anni della sua vita alla ricerca e alla creazione artistica. Titolare di un master in arti visive presso l’Università del Quebec a Montreal (UQAM), ha saputo trasformare la sua carriera accademica in una carriera prolifica, con più di un centinaio di mostre al suo attivo, sia in Quebec che all’estero in Europa .

Manon Pelletier è riconosciuta non solo per le sue opere d’arte pubblica, ma anche per i suoi contributi a collezioni private e pubbliche, comprese quelle della città di Montreal. La sua ricerca artistica si è sviluppata attorno a tematiche volte a svelare ciò che sfugge alla nostra consueta percezione.

Opere strane ma familiari

Nella mostra Intreccila Pelletier esplora la nostra percezione degli altri. Un tentativo di “destabilizzare la lettura del consueto” per “mostrare e comprendere ciò che ci sfugge nel nostro rapporto con gli altri”, scrive nella nota che accompagna le opere.

Rimaniamo colpiti da queste teste sproporzionate poste su corpi più piccoli. La testa è la sede delle emozioni, dice. Rappresenta gli strati dei vissuti delle persone, il groviglio di emozioni e sentimenti. “Ma a causa della nostra maschera sociale non possiamo vedere tutto”, ritiene l’artista.

Radici

Le sue opere offrono uno spaccato di un mondo dove realtà e immaginazione convivono, dove ciò che è visibile dialoga con ciò che resta nascosto. Ogni composizione è un invito a percepire gli strati sottostanti della realtà, a scoprire le complesse interrelazioni che intrecciano la nostra vita quotidiana. Utilizzando varie tecniche, come la pittura, la fotografia e il collage, le sue opere sono allo stesso tempo familiari e strane.

L’arte di Manon Pelletier si distingue per la sua capacità di destabilizzare lo sguardo. Integrando elementi insoliti nelle sue creazioni, mette in discussione la nostra percezione della normalità e ci spinge a esplorare temi esistenziali. Visitare la mostra è un’opportunità per contemplare opere in cui frammentazione, assemblaggio e collage si combinano per dare vita a narrazioni visive ricche e sfumate.

Un approccio originale

Opere che mettono in discussione la nostra percezione degli altri.

L’approccio artistico di Manon Pelletier si inserisce in una continuità di ricerca, dove ogni progetto è il risultato di una fusione di processi manuali e digitali. Il suo desiderio di contrastare le convenzioni di diverse discipline artistiche si manifesta attraverso strategie di giustapposizione e sovrapposizione. Ciò crea una dinamica che incoraggia lo spettatore a mettere in discussione le proprie percezioni e a considerare nuove possibilità di interpretazione.

La mostra Intrecci è un’esperienza coinvolgente e introspettiva. Sfogliando le opere di Manon Pelletier, il pubblico è invitato a riflettere sulla parte di verità nella nostra lettura e nel nostro giudizio sugli altri, scoprendo al contempo il potenziale poetico nascosto nelle interazioni umane.

Le foto in questo articolo sono state scattate da Nouri Nesrouche nel dicembre 2024.


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