11 marzo 2023: per la prima volta una ballerina nera viene nominata “star” all’Opera di Parigi. Il suo nome è Guillaume Diop. E a 23 anni diventa il simbolo dell’apertura di una delle aziende più prestigiose al mondo. Un documentario
trasmesso su Arte ripercorre la sua fulminea ascesa al rango più alto. E più in generale sui progressi in termini di diversità all’interno dell’Opera.
Il Manifesto, “un punto di svolta”
Era ora che qualcosa cambiasse. Perché la questione della discriminazione razziale cominciava a scuotere seriamente questa istituzione fondata 300 anni fa. Nel 2020, in seguito alla morte di George Floyd, un afroamericano ucciso sotto il ginocchio di un agente di polizia, è stato diffuso un “Manifesto”, scritto da diversi ballerini della casa, tra cui Guillaume Diop. Il testo denuncia in particolare la pratica del “black face”, che consiste nell’esagerare, attraverso il trucco, i lineamenti di individui razzializzati; oppure l’equipaggiamento imposto ai ballerini, come i collant “color carne”, pensati solo per la pelle bianca.
Il manifesto, “un punto di svolta” [le directeur général de l’Opéra de Paris, NDLR] “È stato un punto di svolta”, osserva Virginie Plaut, co-regista del documentario. “Alessandro Neef
ha voluto subito instaurare un dialogo interno. » Da allora è stata creata una “missione sulla diversità”. Un comitato composto da esperti, artisti e membri del management si riunisce regolarmente per discutere, ad esempio, degli stereotipi trasmessi nei balletti classici o delle difficoltà nel reclutare, nelle scuole della casa, bambini provenienti dalla diversità. “Nessuna porta ci è stata chiusa, abbiamo potuto filmare integralmente questi comitati di riflessione”, assicura Virginie Plaut.
Il regista ha iniziato a lavorare al documentario nel 2021 e le riprese sono iniziate nel 2022 e sono durate quasi due anni. “In pochi anni ho visto dei veri cambiamenti”, dice. “Oggi è naturale, Guillaume Diop balla ruoli classici e nessuno si chiede se sia possibile oppure no. »
“So che è un punto di svolta per molti bambini”
All’inizio del documentario, subito dopo la sua nomina, la star, nata da padre senegalese e madre alverniata, dubita: “Quando siamo di razza mista, o neri, o asiatici, con tutte le questioni di discriminazione positiva, noi diciamo sempre a noi stessi che ogni volta che otteniamo qualcosa, è per quello. » Lui, a cui mancava un modello, è consapevole del ruolo che ha: «So che cambia le cose per molti bambini. E ne sono orgoglioso. Ma spaventa anche me. » Qualche mese dopo, alla fine delle riprese, Guillaume Diop appare più sicuro e ancora più soddisfatto. “In fondo forse ha ancora questo sentimento di illegittimità”, suppone Virginie Plaut, “ma in ogni caso non si giustifica più. Si assume la responsabilità. » E sogna di essere emulato.
Essere nero all’Opera, diretto da Virginie Plaut e Youcef Khemane. Disponibile gratuitamente su arte.tv da questo lunedì 16 dicembre e in onda su Arte il 23 dicembre alle 23:05.
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