I sette club di gioco della capitale beneficeranno di un ulteriore anno di sperimentazione. Ma con l’attuale situazione politica del Paese, nulla è meno certo. Sono a rischio 1.500 posti di lavoro diretti.
Club di gioco parigini, vittime collaterali della censura governativa. A quasi sette anni dalla loro apertura nella capitale, i sette club di gioco dovranno chiudere i battenti il 31 dicembre, anche se il governo ha voluto perpetuarli. Un desiderio mancato per mancanza di budget.
Questi luoghi, dove si gioca a poker o addirittura a blackjack, ma senza slot machine o roulette, hanno potuto aprire nel gennaio 2018 nell’ambito di un approccio sperimentale durato inizialmente tre anni. Prorogati una prima volta fino alla fine del 2022 e poi una seconda volta durante la crisi sanitaria fino al 31 dicembre 2024, i club di gioco hanno dovuto essere prorogati di un altro anno nell’ambito dell’articolo 28 della legge finanziaria per il 2025. Soprattutto perché riferiscono ogni “anno 50 milioni di euro agli enti pubblici (ripartiti per una cifra di 40 milioni per lo Stato e 10 milioni per il Comune)”insiste il gruppo Barrière in un comunicato stampa.
Ma lo scioglimento dell’Assemblea nazionale voluto da Emmanuel Macron lo scorso giugno e la mozione di censura che ha fatto cadere il governo di Michel Barnier a dicembre rendono incerta l’adozione del bilancio 2025 entro la fine dell’anno. “Per effetto meccanico la proroga non può essere integrata nella legge speciale”esaminato questo mercoledì al Consiglio dei ministri, spiega Romain Tranchant, presidente del gruppo Tranchant, proprietario del Club Paris Élysées, nell’8° arrondissement della capitale.
“Uno choc”
All’inizio della settimana, gli operatori dei club sono stati ricevuti dal servizio centrale corse e giochi, collegato al Ministero dell’Interno, che ha annunciato loro il divieto di svolgere la loro attività dal 1È il prossimo gennaio, per una durata sconosciuta. “La notizia per noi è uno shock. La situazione è senza precedenti e folle. Centinaia di posti di lavoro sono a rischio. Chiediamo al futuro governo di trovare una soluzione il più rapidamente possibile”avverte Grégory Rabuel, direttore generale del gruppo Barrière.
“Coloro che sono attaccati ai gruppi” saranno in grado di tenere la testa fuori dall’acqua per diversi mesi ma “quelli che non lo sono” si stanno dirigendo verso una potenziale dichiarazione di fallimento, osserva Romain Tranchant. In totale sono colpiti 1.500 posti di lavoro diretti, senza sapere se potranno beneficiare o meno della disoccupazione parziale. Contattato, il Viminale non ha ancora risposto Figaro. Per riaprire i sette club parigini bisognerebbe sottomettersi “una proposta di legge ma ci vorrà tempo”sottolinea il presidente del gruppo Tranchant, che ricorda di lui “Prima bisogna avere un governo” alla guida del paese.
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