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apertura del processo a Christophe Ruggia

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Le associazioni femministe si sono riunite lunedì davanti al tribunale penale di Parigi dove il regista sarà processato per violenza sessuale su minore in presenza dell’attrice.

Cinque anni dopo le rivelazioni che hanno aperto la strada al #Metoo francese e scosso il mondo del cinema, Adèle Haenel affronterà il regista Christophe Ruggia in tribunale, dove sarà processato lunedì e martedì per violenza sessuale su minore.

Christophe Ruggia (59 anni), che contesta le accuse, e Adèle Haenel (35 anni), parte civile nel processo, saranno presenti al tribunale penale di Parigi all’apertura dell’udienza all’inizio del pomeriggio, hanno indicato i rispettivi avvocati. Le associazioni femministe hanno indetto una manifestazione all’aperto per mezzogiorno.

Adèle Haenel aveva 11 anni durante il casting del film “Les Diables” di Christophe Ruggia e 12 durante le riprese, nell’estate del 2001. Il lungometraggio, di cui dovrebbero essere trasmessi alcuni brani al processo, racconta la fuga perpetua di un fratello e una sorella autistica abbandonati alla nascita. Una storia che diventa incestuosa, con diverse scene di sesso tra i bambini e primi piani del corpo nudo di Adèle Haenel.

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Agli inquirenti l’attrice ha raccontato queste sequenze che l’avevano messa “molto scomodo“, altri”violento» come quella in cui dovette ballare davanti a una prigione al grido di «nudo!» detenuti veri. E il “tori» in cui il regista aveva via via “isolato» sul set, chiedendo alla famiglia di non venire per non distrarla.

Diversi professionisti hanno descritto il loro “malessere» di fronte alle condizioni di lavoro imposte ai bambini, e soprattutto al comportamento di Christophe Ruggia sul set. “Invasivo», «mosso», «la mano sulla coscia» della giovane attrice, «roba al collo», elle «seduta sulle sue ginocchia». «Non va bene, sembra una coppia, non è normale“, si disse una sceneggiatrice.

Christophe Ruggia nega tutto

Dopo le riprese, tra il 2001 e il 2004, l’adolescente è andata “ogni sabato» pomeriggio o quasi a chi ripete di averlo «creato“. Le aggressioni che lei denuncia sono avvenute sempre allo stesso modo: lui seduto su una poltrona, lei sul divano e “molto rapidamente» trova una scusa per avvicinarsi. Comincia accarezzandole le cosce, risale”sembra niente», poi gli tocca il pene o il petto. “Respirava affannosamente» e «mi ha baciato sul collo», descrive. E se avesse resistito, “lui ha reagito scioccato e con questo sguardo del “no ma a cosa crederai?”, mentre mi metteva la mano nelle mutandine».

Nel corso delle indagini Christophe Ruggia negherà tutto. Gli attacchi, le dichiarazioni d’amore, il controllo. Parlerà del “sensualità» dell’attrice dodicenne durante le riprese. IL “pose» che Adèle Haenel assumeva sul suo divano, i suoi movimenti di “lingua», «degno di un film porno“, che lo metteva a disagio o addirittura”disgustato».

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Per diverse ore, tutti quei sabati pomeriggio, fece fatica a spiegare cosa stessero facendo. Si ricorderà di averle dato”uno spuntino» prima di riportarla dai suoi genitori. E ridurrà le accuse a un “vendetta» perché alla fine non lo avrebbe fatto lavorare ancora.

Fino a 10 anni di carcere

Adèle Haenel ha detto che ha deciso di parlare pubblicamente quando ha saputo che Christophe Ruggia stava preparando un nuovo film con gli adolescenti. Ma aveva già raccontato o menzionato questi attacchi anni prima a chi la circondava personalmente e professionalmente, che testimoniava il suo disagio e i suoi attacchi di ansia.

Lei che ha lasciato il segno nel pubblico in “Nascita dei polpi», «120 battiti al minuto» e soprattutto in “Ritratto della ragazza in fiamme» ha vinto due César, quello della migliore attrice, in “I combattenti “, e il ruolo di supporto, in “Susanna“. Da allora si è ufficialmente ritirata dal cinema, concludendo una carriera che è stata sconvolta la sera dei Caesars 2020, quando ha lasciato col botto la cerimonia per denunciare l’incoronazione di Roman Polanski, accusato di violenza sessuale e stupro da parte di diverse donne.

Christophe Ruggia, processato per violenza sessuale aggravata dalla minorità della vittima e dalla sua posizione di autorità, rischia fino a 10 anni di carcere e una multa di 150.000 euro.