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FIFM 2024: Hind Meddeb, il grido del Sudan

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Presentato al Marrakech International Festival (FIFM), questo film si immerge nel cuore della primavera 2019, nelle vivaci strade di Khartoum, dove un’infiammata gioventù sudanese celebra la caduta del dittatore Omar Al-Bashir dopo tre decenni di regime oppressivo e sanguinante.

Fin dalle prime scene, Meddeb, macchina in spalla, cattura un’energia cruda e contagiosa: risuonano canzoni, le pareti si ricoprono di vibranti affreschi e i segni rivendicano un Sudan libero dal tribalismo e uno pluralità religiosa. Ma questo tumulto di libertà emergente, portato avanti da una generazione desiderosa di cambiamento, fu presto spazzato via dalla repressione militare.

L’approccio di Meddeb si distingue per la sua sensibilità e il suo sguardo profondamente umano. Non cerca di analizzare la complessità delle forze politiche in gioco. Come le poesie recitate dagli attivisti che filma, il suo cinema privilegia il momento, l’emozione e la testimonianza di voci spesso ignorate. Questa scelta artistica risuona tanto più fortemente in quanto fa parte di un approccio personale: di origini nordafricane, Meddeb vede in questa rivolta un’eco delle aspirazioni di suo padre, che sognava un mondo arabo trasformato da una rivoluzione femminista e progressista. .

Il film non si ferma all’euforia del momento. Registra anche l’inesorabile spostamento verso la violenza che, ancora oggi, consuma il Paese. Tra scontri interni e interferenze straniere motivate dalla ricchezza mineraria del Sudan, Meddeb concentra il suo obiettivo sui sopravvissuti a questo caos, offrendo loro una piattaforma mentre i media internazionali distolgono lo sguardo.

Al di là della relazione, Sudan, ricordati di noi è una riflessione sul potere delle parole e delle immagini di fronte all’oblio. Come il suo film precedente, Parigi Stalingradoil regista rende omaggio alla resistenza invisibile, a quelle vite che, nonostante tutto, si aggrappano alla poesia come ultimo baluardo contro la morte. “ I proiettili non uccidono, dice l’attivista, quello che uccide è il silenzio degli uomini ».

Meddeb, rifiutando questo silenzio, invita a non distogliere lo sguardo. Il suo film è un’opera necessaria, allo stesso tempo un grido di avvertimento e un inno alla resilienza, una testimonianza senza tempo della tenacia di coloro che credono, contro ogni previsione, in un futuro più giusto.