Stagione teatrale Vidy –
Vincent Baudriller: “Ci crediamo ancora!”
La scena teatrale losannese vuole ancora credere nel suo potere di influenzare le percezioni. Dimostrazione con il resto del suo menu.
Pubblicato oggi alle 18:43
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In un contesto di guerre, violazioni del diritto internazionale e in seguito alle elezioni presidenziali americane che portano al potere un “uomo populista e macho”, il Théâtre de Vidy non vuole arrendersi. “Ci crediamo ancora!” giura Vincent Baudriller, direttore di un’istituzione losannese che si sforza di collocare le sue scene al centro delle contraddizioni e delle opposizioni della marcia del mondo e rivendica un tasso di occupazione della sua prima parte di stagione del 75%, come l’anno scorso.
Come concepisce il suo credo il responsabile del fiore all’occhiello della creazione teatrale vodese? “La forza del teatro, della rappresentazione, ci permette di ricordare che altri futuri sono possibili. Più traspirante, più desiderabile. Il teatro non cambierà il mondo, ma può aiutare tutti a impegnarsi a farlo…”
Se la politica occupa un posto centrale nella seconda parte della stagione che si aprirà il 15 gennaio con la nuova creazione di Dieudonné Niangouna, “Opération Rumba”, questa dimensione non soffoca un’offerta carica di poesia, movimento e letteratura, con tutto il dovuto rispetto a chi ritiene incompatibili creazione contemporanea e testualità di prim’ordine. E questa attenzione alle parole non passa solo attraverso le letture, come quelle di Ed Wige e Jérémy Gindre, due Premi svizzeri di letteratura (17 gennaio) o Olivier Cadiot che non solo racconterà il suo ultimo libro, «Départs de fire», ma anche il testo scritto per Christoph Marthaler, “Irreparable”.
Lettere e tavole
La letteratura scandisce il percorso della programmazione di Vidy, senza cedere ai format tradizionali. Con “Par Autan” (dal 29 gennaio), il Théâtre du Radeau arruola, ad esempio, Walser, Kafka, Kleist, Cechov sulla sua barca ubriaca. Olivia Grandville o David Geselson affrontano testi a noi più vicini. Il primo (dall’8 febbraio) con un adattamento di “La guerra dei poveri” di Eric Vuillard, storia di un’insurrezione popolare avvenuta nel 1524, nel sud della Germania. La seconda (dal 26 febbraio) si ispira alla toccante “Lettera a D. – Storia di un amore” di André Gorz.
A Vidy la letteratura fa grandi passi avanti. Evento annunciato per il prossimo anno scolastico, “The Employees” di Lukasz Twarkowski (dal 28 febbraio), nuova stella polacca delle scene europee con “Lokis”, tratto dall’affare Cantat, o “Rothko”, attorno al pittore americano, è basato su un romanzo di fantascienza di Olga Ravn. Mentre “Quichotte” di Gwenaël Morin (dall’11 marzo), con Jeanne Balibar nel ruolo della protagonista, si ispira ovviamente a Cervantes per armeggiare con il suo teatro grezzo. Quanto a Lola Giouse, se affronta “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand (dal 5 maggio), è per decostruirne meglio la rappresentazione, grazie a un’incarnazione del personaggio curata da un collettivo di attrici. Büchner e Calvino si nascondono ancora in questa foresta letteraria…
Possibili percorsi
Altri percorsi sono ovviamente possibili nell’offerta di Vidy, che propone anche una mappa divertente, ma molto utile, per ritagliare un percorso adatto a voi e ai vostri gusti nella programmazione, seguendo percorsi come “Giocare per due”, “Incontrare altri culture” o “Da una generazione all’altra” e misurando il clima emotivo di circa 25 proposte.
Dieci anni dopo l’arrivo di Vincent Baudriller, Vidy ha vinto la sfida di ringiovanire il suo pubblico. Le fasce d’età sono tutte rappresentate più o meno equamente, anche se le proporzioni variano a seconda dello spettacolo. In un’ottica di sostenibilità, ma anche per riaffermare le proprie scelte migliori, il Teatro insiste su riprese che consentano il rilancio di creazioni collaudate (“Preparazione al miracolo” di Marc Oosterhoff, l’“Hominal/Öhrn”, la “Terra sprecata” di Ntando Cele).
“Uccidete i fascisti”
Impossibile nominarli tutti… Concluderemo con un set imbattibile. Innanzitutto Tiago Rodrigues, regista di Avignone che torna non solo con “By Heart”, ma anche con un “Catarina e la bellezza di uccidere i fascisti” più attuale che mai. Poi, lo svizzero Christoph Marthaler sarà al centro di un Tempo Forte – “highlight” che sostituisce, a maggio, la logica festivaliera del Program Commun, ma senza Arsenico e Sévelin in cartellone – con la sua nuova creazione, “ The Summit”. .
Nella stessa sequenza, la brasiliana Gabriela Carneiro da Cunha darà voce al corso d’acqua inquinato di Tapajos e alle sue donne avvelenate dal mercurio. Dall’Amazzonia al Lago di Ginevra, dall’industria capitalista alle parole delle donne: la missione di Vidy continua il suo corso.
Da rivedere a dicembre
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Émilie Charriot, sempre sulle tracce con un testo essenziale di Marguerite Duras, “L’Amante Anglaise”, ispirato a una sordida notizia. Aula 64, fino all’8 dicembre.
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Con “Reminiscencia”, l’artista cileno Malicho Vaca Valenzuela guarda alla memoria. Quelle, le mancanze dei nonni, ma anche l’oblio delle lotte sociali che facevano battere il cuore di un Paese dilaniato. Un lavoro commovente e di grande impatto sulla trasmissione tra generazioni. Aula 96, dal 4 all’8 dicembre.
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“Lo spettacolo che ascolta finalmente le parole dei bambini” di Lola Giuse è ovviamente rivolto ai bambini, ma non solo… Un gioco sottile attorno al diritto di parola dei più piccoli. Aula 76, dal 6 al 15 dicembre.
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Sempre singolari le coreografie di Catol Teixeira tra circo, danze classiche e contemporanee, party. “Arrebentação”, la danza dell’ibridazione. Aula 17, dal 11 al 14 dicembre.
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Quasi uno spettacolo natalizio, questo “I gatti (o quelli che colpiscono e quelli che vengono colpiti)” di Marlène Saldana e Jonathan Drillet che fa visita ad una “mamma” con dieci gatti attraverso gesti e musica. Magnetico! Aula 64, dal 12 al 14 dicembre.
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