Ogni venerdì, Il mondo africano presenta tre nuove uscite musicali ispirate o provenienti dal continente. Questa settimana, sali sul palco con tre album “live”, registrati in pubblico e allo stesso tempo intimi, di Yacine Malek, Mayra Andrade e Walid Ben Selim.
«Taltal», da Yacine Malek Doppio Trio
Nipote di un pastore, Yacine Malek è nato nel 1975 a Bejaïa, in Algeria, prima di arrivare in Francia all’età di 5 anni. È proprio a scuola che scopre il pianoforte, passione che non lo abbandonerà mai e che continuerà poi a fiorire grazie al contatto con Michel Petrucciani (1962-1999), con il quale affinerà il senso del ritmo e dell’improvvisazione. Dopo aver accompagnato artisti francesi come Liane Foly, Florent Pagny e Hélène Ségara, è anche all’origine del gruppo Orientalo Project, che mescola jazz e sonorità nordafricane. Un’influenza che ritroviamo nell’album Vivi a Parigi, uscito a metà novembre e che riunisce sei brani registrati durante i concerti con il bassista Linley Marthe e i batteristi Karim Ziad e Jeff Ludovicus.
“A-mi N Kre-u Txeu”, di Mayra Andrade
Dobbiamo ancora presentare Mayra Andrade? Con quattro album in studio dal 2006, la cantante 39enne si è affermata come una delle voci più importanti di Capo Verde, di cui rinnova le tradizioni musicali (morna, batuque, funana, ecc.) mescolandole con l’estetica afropop, in particolare nella sua ultima opera, Manga (2019). Versare ReEncanto, disco uscito a metà ottobre e registrato durante un concerto nella chiesa e nella sala da concerto della Union Chapel, a Londra, ha scelto di tornare a una formula più intima, accompagnata solo dal chitarrista Djodje Almeida. “Questo progetto ha creato uno spazio in cui ho potuto riscoprire il mio repertorio e condividere le storie che hanno ispirato queste canzoni”, specifica.
“Ati”, di Walid Ben Selim
L’album è altrettanto essenziale Qui e ora, del marocchino Walid Ben Selim, registrato al CityClub di Pully, Svizzera, durante un concerto con l’arpista Marie-Marguerite Cano. Nata nel 1984 a Casablanca, la cantante è una delle fondatrici di “Nayda”, movimento di rinnovamento culturale a volte paragonato alla Movida spagnola, e del collettivo N3rdistan (al fianco di Widad Mjama), che fonde musica urbana, poesia gnoua e influenze . In quest’opera pubblicata a metà ottobre, canta sei testi di poeti sufi come Ibn Arabi, Rumi, Ibn Fared o Kabir, in una ricerca metafisica, spiega, di “trascendenza”, Di “rapporto tra il visibile e l’inaccessibile”, D’“apertura all’altro” e di “cercare dentro di sé”.
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