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Louis Langrée al Rudolfinum con la Filarmonica di Praga

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Praga. Rudolfino; Sala Dvořák. 24-XI-2024. Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): La clemenza di Tito, KV 621, Ouverture. Richard Strauss (1864-1949): Metamorphosen TrV 290. Ludwig van Beethoven (1770-1827): Symphonie n°3 en e bémol majeur « Héroïque » op.55. Filarmonica di Praga, direzione: Louis Langrée

Per una sera al Rudolfinum, Louis Langrée dirige la Filarmonica di Praga in un programma interamente germanico, per il quale la sua maturità non altera mai l’ardore di ogni momento.

Alcuni direttori d’orchestra si ammorbidiscono o si calmano con l’età, ma a 63 anni, l’attuale direttore dell’Opéra Comique rimane un eterno giovane dal momento in cui ritrova un’orchestra. Oggi davanti alla Filarmonica di Praga (così l’orchestra, attualmente sotto la direzione musicale del francese Emmanuel Villaume, che usa questa terminologia inglese, anche per la sua stagione praghese), Louis Langrée mette appena piede sul podio, solo che già si lancia con fervore ilApertura Di La Clemenza di Titoun’opera realizzata in questa città al Théâtre des Estates.

Mozartiano di comprovata esperienza (ha diretto per ventuno anni il Mostly Mozart Festival di New York), il direttore d’orchestra francese conosce bene questa musica e vi apporta ancora una volta tutta la sua maturità. Perché proprio lui, a differenza di molti giovani registi, osa suonare questa musica con contrasto, velocità e talvolta anche con uno stile quasi pomposo, che già qui lascia intravedere la qualità dei fiati, ancora più potenti nella sinfonia della seconda parte.

Molto più calmo, Metamorfosi di Richard Strauss inizia anch’esso con un ritmo abbastanza veloce (appena 25 minuti in totale) et con il rifiuto di indulgere al pathos, anche se l’opera conserva in questo approccio un carattere veramente malinconico. Delle ventitré corde, molte sono spesso identificabili singolarmente, anche quando si tratta del secondo violoncello o della terza viola, trasportate dall’acustica molto adattata della sala di Praga per questo tipo di ensemble. Con cinque nei quattro gruppi d’archi del quartetto, più tre contrabbassi per arrivare ai ventitré strumenti richiesti da Strauss, il “Prague Phil” si adatta quasi sempre alla dinamica instillata da Langrée, tranne forse in due momenti, dove sento che prima il violoncello poi il contrabbasso solista vogliono sfogarsi un po’ più a lungo di quanto il direttore glielo permette. Poi il loro vibrato si sviluppa un po’ di più, particolarmente notevole nel primo violino Romana Špačková, perché è sempre sostenuto, senza mai aggiungere sentimentalismo in questa partitura da affrontare con la massima finezza.

IL Sinfonia n. 3 di Beethoven ci permette di sprigionare ancora una volta l’esaltazione del condottiero francese, che può rilanciare tutte le sue forze in battaglia fin dal primo attacco, in un’interpretazione letterale Eroico. Fatto di fuoco e fiamme, ilAllegro con brio facciamo esultare corni ancora più potenti Scherzoanche se sembrano ancora quasi riservati rispetto a ciò di cui sembrano capaci. L’oboe dona il suo splendore al Marcia funebre con il suo magnifico assolo, ben scortato dai fagotti, mentre se gli archi soffrono appena un po’ nel Finalesempre con grande velocità, il timpanista non manca mai di impatto. Classica nella sua proposta, questa interpretazione di Louis Langrée porta sempre con sé un respiro e una maturità piuttosto rari oggi in quest’opera, da far rimpiangere di non aver ascoltato più spesso il direttore-direttore in concerto negli ultimi anni.

Crediti fotografici: © Ivan Maly

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Praga. Rudolfino; Sala Dvořák. 24-XI-2024. Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): La clemenza di Tito, KV 621, Ouverture. Richard Strauss (1864-1949): Metamorphosen TrV 290. Ludwig van Beethoven (1770-1827): Symphonie n°3 en e bémol majeur « Héroïque » op.55. Filarmonica di Praga, direzione: Louis Langrée

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