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“Hecube not Hecube”, doppia tragedia di un’attrice e madre di un figlio autistico – rts.ch

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Incrociando la tragedia greca di Euripide con lo scandalo degli abusi nella casa ginevrina per bambini autistici di Mancy, il regista Tiago Rodrigues presenta a Ginevra dal 28 novembre al 1° dicembre “Hecube not Hecube”, un’opera di respiro magistrale portata avanti dalla distribuzione di la Comédie-Française.

Pochi tavoli e sette sedie, costumi sobri e scuri. Uno spettacolo viene provato, fogli in mano, con i suoi interpreti. Le invettive di Euripide si mescolano alle digressioni del gruppo. C’è questo sottopassaggio che non dobbiamo perderci, questo tempo che passa troppo velocemente, questo tono troppo vivace o troppo poco, questo ingresso in scena ancora vago: nel cortile o nel giardino?

Si tratta di lavorare su “Ecuba”, una tragedia ambientata all’indomani della guerra di Troia. Regina della città sconfitta dai Greci, Ecuba è ora schiava di Ulisse quando scopre un altro cadavere fin troppo familiare trascinato dalla riva, smembrato, sulla riva.

Antichità e presente si intrecciano

Dall’antichità passiamo improvvisamente al presente. Tutto ciò che serve è un lampo di luce e un’energia completamente diversa all’interno della truppa. I costumi rimangono gli stessi, i tavoli sono ancora di legno, ma gli artisti hanno cambiato ruolo. Cogliamo poi questo scambio tra Nadia e il suo avvocato.

Nadia non è più l’attrice alla ricerca del suo personaggio di Ecuba, eccola, mamma, catapultata in un altro dramma: “Ecco cosa dirai, Nadia: la verità. (…) Ti stancherai di raccontare sempre le stesse storie”, dice l’avvocato. La risposta di Nadia: “Ho l’abitudine di ripetere la stessa storia centinaia di volte! – Sì, a teatro… per fingere. – A teatro sì, ma non per fingere!”

Set di specchi per doppio spettacolo

“Hecube not Hecube”, ultima creazione del regista portoghese e direttore del Festival di Avignone Tiago Rodrigues, è un doppio spettacolo, un gioco di specchi dove si intrecciano due storie legate a secoli di distanza. Si rispondono, si nutrono a vicenda, offrendo catarsi e resilienza nella rabbia di una lotta parallela. Ci sono lacrime e rabbia in “Ecuba non Ecuba”. Non importa il personaggio, tutti portano con sé la sincerità delle emozioni.

Sotto lo stilo di Euripide, Ecuba pretende giustizia dal greco Agamennone, nominato giudice dei crimini di guerra: aveva affidato il figlio a Polimnestore perché lo proteggesse dal caos della battaglia. Tuttavia, il giovane Polydore fu assassinato proprio dalla persona che avrebbe dovuto salvarlo.

Dalla penna di Tiago Rodrigues, l’attrice Nadia chiede giustizia al gip: aveva affidato il figlio autistico a una casa specializzata. Tuttavia, il giovane Otis (un omaggio al cantante soul Otis Redding caro al regista, la cui musica funge da coro dello spettacolo) è stato maltrattato dal personale incaricato di prendersi cura di lui. Sul set di “Hecube not Hecube”, le due storie finiscono per fondersi per raccontarne una terza: quella del teatro come luogo di intima verità e atto politico attraverso la finzione e l’immediatezza del presente interpretato dagli interpreti di fronte a uno pubblico.

Una storia di combattimenti

Un’imponente statua antica si trova sull’altopiano. E’ una cagnolina. Potremmo pensare alla lupa che salva Romolo e Remo. Simboleggia la lotta di Nadia, pronta ad “abbaiare ancora e ancora” per allertare le autorità e ottenere giustizia per suo figlio. È una guardiana implacabile nella sua determinazione e amore materno. È anche il personaggio di questo cartone animato che il giovane Otis continua a guardare ancora e ancora.

Intorno a Elsa Lepoivre, incandescente Nadia/Hécube, i residenti e i membri della Comédie-Française interpretano un triplice ruolo con straordinaria maestria e sensibilità. Li citiamo: Elissa Alloula, Loïc Corbéry (il cattivo è lui, Polymnestor e lo smidollato Segretario di Stato che minimizza le sue responsabilità), Gaël Kamilindi, Eric Génovèse, Denis Podalydès e Séphora Pondi (attrice, avvocato di Nadia e badante violenta).

E se questa tragedia di Ecuba rivisitata con la sua sorprendente chiarezza si chiama “Ecuba non Ecuba”, è perché oltre all’aggiunta di questo caso contemporaneo di abusi sui minori, rende omaggio alla lingua di ‘Otis, che comprende una cinquantina di parole che sono qualificato per negazione: Otis non Otis, Frutto non frutto, ecc. Aggiungiamo capolavoro o non capolavoro? Capolavoro!

Thierry Sartoretti/olhor

“Hécube pas Hécube” di Tiago Rodrigues, con i membri della Comédie-Française, La Comédie, Ginevra, dal 28 novembre al 1 dicembre 2024.

Da notare la trasmissione integrale di “Hécube pas Hécube” trasmessa all’ultimo Festival di Avignone su RTS1 nell’ambito dello spettacolo Ramdam, il 12 dicembre 2024.

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